1638 provocan-dogli con Cannonati. fugg’*'1 fi' raímente dal Porre. & inculcati li’ ¿i nuevo riparano /otto la for- dalla quale jonp ber-fagliati i Veneti. che fi rendono a'primi pofii. afftiian-dofida lunga tonacela i Cor/ari. applicati al ajficurar t* difefe. ma consultando i Ve-nttiydoverfi reprimer P oltraggio. 6oz DELL’ HISTORIA VENETA co’Turchi permettevano a'Veneti di perfeguitare in ogni luogo , e cailigare i Corfari, vietando a’ Comandanti Ottomani ricettarli, e predar loro fomento. Gli sfidò, e gli battè col Cannone ; ma poco offendo il danno in qualche diflanza, e la fortezza con alcuni tiri dichiarando/] di volerli difendere i Veneti s’ allargarono , dando però fondo poco lontano per tenerli aifediati, ò combatterli, ufeendo. Ciò feguì negli ultimi giorni di Luglio ; & appunto a’tré del mefe feguente tentarono i Corfari la fuga, fortendo la mattina col vantag-gio del Sole, che, ferendo i Veneti in faccia, non lafciava diicernere il numero delle forze, e 1’ ordinanza dell’ Inimico. Ad ogni modo il Cappello levate l’anchore , & animati i Capi , rifolfe infeguirli, prima bcrfagliandoli col Cannone, poi procurando di venire all’ abbordo ; ma i Corfari, a tal rifo-lutione fermando il camino, fi ricoverarono di nuovo fotto la fortezza, la quale battè i Venetiani per fianco, e da un tiro fpezzato un’ Albero, i frammenti ruppero un braccio a Lorenzo Marcello, Capitano delle Galeazze. Nel reflo non vi fù grave danno, fe non che i Corfari convennero acconciare nel Porto cinque de’loro legni , affai mal trattati da’ colpi. Il Cappello a’primi porti fù obligato ridurli -3 e non ofando più i Barbarefchi efporfi alla fuga , ò al cimento, con la fperanza, che i foliti accidenti del mare obligaifero i Veneti a ritirarli, furono delufi da infolita , e lunga tranquillità , che permife per più d’un mefe tenerli aflediati. In quello tempo i Corfari non folamente rifarcirono i legni, ma dif-pofero la loro difefa j impercioche, temendo, che follevan-dofi gli fchiavi, poteifero afportar le Galee, gli sbarcarono, ferrandoli in un Forte , & in alcune Trincere, con le quali proteggevano le fteife Galee, oltre al calore della Fortezza , nella quale i Comandanti , corrotti da doni , preftavano a’ Corfari l’acceflo, èM’ingrelfo, anzi permettevano la cuflodia, e 1’ arbitrio. I Capi dell’ Armata Veneta in quel mentre ver-favano in ardue confulte j perche , fendo intollerabile l’inful-to, da’ Barbarefchi inferito, pareva il loro cailigo non meno decorofo, che giuflo ; fenza che , fe quefla volta andaflero efenti, & accrefceffero coll’impunità, e con le forze l’ardire , non iàrebbe più rifpettato il Dominio, il mare ficuro ,