LIBRO SETTI M'O. 431 tare il Duca con le confuete lufinghe di confegnarlo al Col-Uro affinché da’replicati teftimonii d’offequio verfo l’In fé- ialtw j t j 1 fleft pfffCiò (rne Celaree ammollito, piegatie pur una volta a qualche ac- gr imptrh-cordo, ò almeno alla foipen (ione dell’armi. Il Duca, dall’ac-caduta a San Giorgio fatto più cauto , efcludendo sì pernitiofe lampare ¡1 propofte, riponeva horamai la falute più nella difefa, che nel negotio. Travagliava con frequenti fortite il nemico, tenen-dolo in più parti occupato, e diftratto j & in una notte par- cv a*Zi ticolarmente forprefe la Virgiliana, dove gli Alemanni, che KjiS non reftarono morti, ò prigioni, s’ affogarono nell’ acque , per la rottura d’un Ponte, pe 1 quale credevano con la fugaial-varfi. Affentì tuttavia a gli uffitii del Nuntio, che per un me-fé fi fofpendeffero le armi, ma vanamente ; perche pretende- "ÌZV'Zi va il Collalto , che in quel mentr^ gli foffe lecito fortificarli una ne’pofti, che in Mantova non s’introduceffero viveri, che da Vm',pr,pre. gli Stati lontani, e che Carlo fi fottoferivefle Duca di Nivcrs, ripudiando il ripiego, che egli per qualche facilità eshibiva , . di fegnare col folo nome di Carlo, ò di Carlo Duca, fen-z cfpreffione di Stato. Dunque continuando le hoftilità , a’nuo-vi foccorfi’l Generale de’ Venetiani applicato , inviò lotto il Con- franti. te Borttflomeo Soardo , Bergamafco , altri cinquecento Soldati / ¿*'Vtntr con polvere , e miccia j e furono per la maggior parte i Gre- ‘^¡f' ci , iortiti da Goito, così la natione chiedendo, accioche con pruove d’azzardo s’ autenticaffe, non effer la refa per loro colpa ebering*. leguita. Tutti entrarono falvi, feortati fin’appreifo Goito da un groiìo di Cavalleria, che ivi fece alto, per reprimere chi 7uti. volellc , fortendo , (turbare il camino . Con tale fullidio prefo .p,T ì* • J ! • rC 1 • i*i r \ r tnceflantt nuovo vigore eia gli attediati, roultipLcavano fempre più le for- firtu,. ^ tite , «Scili una dal Cerefo diedero grave colpo a’nemici. Ho- ¡clfaS/f. ramai comprendevano gli Alemanni, non v’ elfere fperanza , nò mt d affamare la Piazza, nè d’efpugnarla j ma non meno gli agi- VpL'ùl. * tava il penficro di ritirarli, mentre le fortite del Duca, e le difficuftà delle itrade fangofe rendevano imponibile condurre huion» in falvo il Cannone. Applicando perciò a gli artifitii, fecero ual Mazzarini proponere al Duca qualche breve fofpenfione negata? dell Armi. Egli prima la rigittò, per rifpetto verfo l’Infegne 1 rance fi , incaminate al focCorfo , lenza faputa del Rè non do- dVfJ^ea ^end egli far paffo. Infine, vinto dal Mazzarini coll’in lift en-