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infieme ìt refijien\t ¿•'Vinti
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fuoì fnlvafi V Duca nel Porto. manca fidavi 7 Principi,
  ben et' immobili alt* dififl.
 non efente del i cmun* eccidio la fellonia de' Terrieri. ' con efecra-bile (c empii.
 454 DELL’ HISTORIA VENETA
attalitori tirare il Cannone, e i mofehetti. Fremendo p<v tanto, procurò , con Francefco Oriino , de5 Duchi di Lamenta, na, che con le prime genti della Republica s’era in Manto, va introdotto, e nell’ attedio, e doppo haveva dato pruovc di grande coraggio, d’incontrare il nemico, ch’entrava pe’J Cailello, e per la porta di San Giorgio, col pettardo abbat-tuta j perche un corpo di guardia, che alla metà del Ponte haverebbe potuto impedire il pattaggio, ingannato da’traditori coll’ordine fletto, già dato alle barche , haveva » permei* fo, che vi s’accoflatte il nemico. Ma cadde morto al pri. mo incontro 1’ Orlino , & il Durante, ferito in faccia , re-flò con altri quattordici Offitiali prigione. Onde, mancando i capi, s’ingombrò il tutto di confusone, come accade nelle fattioni notturne, dove la virtù non oflervata fenza premii combatte, e la viltà non riprefa fenza teftimonii fi copre. Solo il pofto di Predella ailalito da’Tedefchi, per diflrahere nel tempo fletto le forze , da’ Veneti fi difendeva $ ma prefto anche qucfti dalle grida avvertiti, e dal clamore, che il ne* mico, fatto padrone della Città, fopraggiungeva alle fpalle, convennero cedere j alcuni, cercando falute nell’ acque del Lago, vi s’ affogarono, gli altri reftando in maggior numero tutti tagliati. Così la guarnigione perì, uccifi nel coflittogli armati, pofeia gl’ inermi, trattine alcuni pochi, che preferendo la vita , e la preda all’ honore, e alla fede, unitili a gl’ Inimici, parteciparono del facco. Il Duca col Principe, e col Marelcial d’ Etrè al primo entrar de’ loldati in Cartello fret-toiofamente in Porto fi ritirò , dove la Principelfa Maria , fai-vatafi prima co’piccioli figli in un Monafterio, e rifpettata pe’l fello , e per la parentela coll’ Imperatrice , volle parimente introdurfi. De gli habitanti nelluno alla difefa fi motte, anzi alcuni applaudendo a’ Cefarei, & efponendo dalle caie co’ lumi 1’ Aquile Imperiali, crederono di prefervarfi : ma provarono quanto potta l’inlolenza di militie vittoriofe, e crudeli, peiche da’ foldati non diftinguendoli, e da’Capi trai-curandofi quell’inclinatione , che verfo l’Infegne, & il nome de gli Auiùiaci haveva quel Popolo infelice nodrita, niente ò di profano, ò di facro reflò ìlleilo dall* empietà , dalla libidine , dalla fierezza. Il facco durò per tre giorni $ uia fi renderà