¿5 8 DELL’ HISTORIA VENETA 1640 il governo 3 pochi i Cajìigliani ? T^iconofceffero in quel giorn i ( ciò, che la natura a gli animali più fieri non nega ) le fa. <%e loro proprie j & unita genero/amente la TSLobìlta, confidaf. fé d haver per feguace il popolo tutto. Calculaffero a quanti Vortoghefi ■ogni Caftigliano il freno reggeva, e per confeguen-<%a, venendo fi all’ Armi, con quanto pochi refi affé a combat-tere. Si rifolveffero pure, perche ad effer lìberi la rifolutio. tuta con ne piamente mancava. A tali voci tutti infiammati fi die-Tff°fmei- dero reciprocamente la mano, e la fede di fegretezza, e di Undo il (e. non maj[ abbandonati!. Stavano alquanto perpleffi fopra il irresoluti rifolvere, quale del nuovo comando fcegliere fi doveife la ekìtilfe* forma. Ad alcuni, coll’efempio de’ Catalani, aggradiva l’in-del Cover- ftituto delle Republiche 3 impercioche l’Imperio delle Leggi, ftabilite dal comune confenfo, più legittimo, più durevole, Se anche più dolce fi rende, che un’ arbitrario Comando : e non negavano, che la fervitù, dovendo haver luogo, era più honelÌa fotto un Rè potentiilìmo, che fotto un’uguale, Se un Principe nuovo. Ma fi confiderò dalla maggior parte la confufione, che feco porta Y innovare governo fopra un Siano’ài Pae^e » avvezzo all’Arbitrio d’un folo. Si voltarono perciò più confa* al Braganxa, nel quale, per giuitificare la caufa, Se attrahe-“con-ioti re 1 Popoli, concorrevano i requifiti più principali, e per ra-unherfaii gioni al Regno , e per diftintione di Fortuna . Gli efpedi-efr'ont0li rono dunque feparatamente Pietro Mendozza , e Giovanni Duca di Pinto Ribero a rapprefentargli i voti comuni, & offerirgli B/b?fniimt- lo feettro . E perche s’ avvidero quefti, che al Duca s affac-^Jlca ciavano tra varii penfieri l’imagini di molti pericoli, procu-7“ óppren- ravano di fgombrargli ogni dubbietà : Se il Pinto particolare Tdaprie- mente, tramettendo alle ragioni, Se alle preghiere minaccie, gbi , e da e protefte , gli dichiarò, che anche contra fu a voglia fareb-Radicategli he Rè proclamato , fenza che dalla fua renitenza, Se a fe, & daipenjìèro. agli altri folle per raccogliere, che rifehi maggiori di più ^certe perdite . II Duca , a oggetto sì grande, e improvifo della Co-■,nfin da' rona , titubava ne’ fuoi penlìeri j ma fua Moglie , Sorella del ^roveri Duca di Medina Sidonia eifendo d’ altiflimi fpiriti, lo rinco-rò, rimproverandogli la viltà di preterire alla Dignità deli oltre agli Imperio la caducità della vita . Nè mancarono i Francefi , con-^ZmÌa1* feii di quanto fi tramava, con fegretiiilmi Meffi di confortar- \