LIBRO UNDECIMO. 633 era facile, che finceramcnte cooperaile all' occupatione di Ca-falc, che pareva il paflo maggiore alla fervitù dell’Italia, & all’òppreilione del Piemonte. Fù tuttavia per indurvelo, inviato dal Lcganes il Melo a Turino . In quefte negotiationi vcrfando gli Spagnuoli, l’Imperatore provando i più fenfibi-li colpi, altamente fi querelava , e della tregua d’Italia , e del-]• impegno in quella Provincia dell’ Armi, mentre egli perdeva ì’ Alfatia, & il Banier, ingrolfato a poco meno di trenta mila combattenti, tendeva verfo la Bohcmia, per guadagnarvi quartieri. Configliavano gli Spagnuoli all’Imperatore, che fori.(Te in campagna a comandare l’Efercito , confufo dalle diicordic, & emulationi de’Capi ; & a retributione de'foc-corfi, che da lui ricevevano in Fiandra , oltre al foldo di fei mila Soldati Ungheri, gli esborfarono molto danaro. Ferdinando però, abborrendo il difpendio, e il pericolo, che foco portava l'aifumer’ il comando dell’ armi , lo deftinò all’ Arciduca Leopoldo Guglielmo, fuo Fratello ; ma , per fare qualche sforzo capace di {cacciare d’ Alemagna gli Svedefi , ricorfe al Pontefice, chiedendogli poderofe ailìftenze. Urbano ie n’ efeufava , perche , non eifendo all’ hora fopite le differenze de’Venetiani col Turco, profe(fava , che a quella cau-fa , abbandonata da ogn’ altro , gl’ incombeife rivolgere 1’ animo , e tutte le forze . Dunque dalla Spagna folamente dipendevano le fperanze di Ferdinando : e fommamente premendogli la ricuperatione d’ Alfatia , inviò , Ambafciatore Straordinario a Madrid , Annibaie Gonzaga, dal quale fù con-chiufo trattato di componere per quell’ imprefa a fpefe comuni un’efercito fotto il comando del Melo. L’armamento non hebbe progreiTo, a’difegni dell’armi fottentrando le fperanze del negotio i perche, defonto in Neoburg il Duca Bernardo di Vaimar in età di trenta fei anni, da breve indifpofitione nel maggior progreifo della gloria rapito, crederono gli Au-lìriaci coJJ’ oro, e co’ vantaggi guadagnare l’Erlach , & altri Principali Comandanti, che tenevano in governo Brifach, e le Piazze di ftima . Ma del Richelieu , coll’ afeendente fuo fo-lito dell’ingegno, e della fortuna, furono più celeri, e più felici i trattati ; perche cattivato con grandiilìma fomma di danaro l’animo di quelli, a’ quali il Duca haveva nel fuo te- fta- 1639 per Iti quale affaticafi con uffitii apprejfe il Principe Temei» . per ¡ armi, impegnate in Italia. fecccmben-¿0 intantt a gravi danni l'im-peradore. e onfigliate dagli Spa-gnueli ad affumer U Direttione de’ propri i Eferciti . dal Mede-fimo de/li-nata a!l' Arciduca fu» Fratei' le ■ ma ricorfe indarno per ajuti dal Pontefice. attento ai-la Caufa^da ognuno trafeurata, de’ Ventilarti . affine diri-coverare t' Alfatia . conviene col I() Cattolico , per la morte del Vaimar . fperando d' attraber e con l'ero alcuni altri Capi . felicemente guadagnati da Hjcbelicn.