LOCALITÀ 59 scrive Padre Gaspari, faceva parte dell’ora scomparsa parrocchia di Cruta (Cfr. voce « S. Demetrio »). I turchi vi insediarono poi un mudir che aveva sotto la sua giurisdizione tutta la Zadrima: le rovine della sua dimora, circondata con alte mura, si vedono ancora oggi, vicino a una frazione del paese, su una collina a destra del Gjadri, mentre la parrocchia colla moderna chiesa della Madonna del Rosario e le rovine di un’antica chiesetta di S. Caterina sono situate su alcune colline boscose della riva sinistra del fiume. I 300 abitanti di Dajci sono quasi tutti cattolici. Gaspari, 1931, p. 351. - Hecquard, p. 66. - PP. Gesuiti, p. 42. Darda (vicino a Scutari). L’identificazione di questa località, nominata pure nel Catasto del 1416, oggi del tutto sparita, è stata alquanto laboriosa. Interrogato alcuni vecchi del vicino e moderno villaggio di Ashta ho potuto finalmente accertare che un 75 anni fa gli abitanti di Ashta dimoravano a Dardha, situata tra Kryekrapi (Cfr. questa voce) e il cimitero musulmano di Kosma^i che costeggia la strada comunale dal caffè di Beltoja a Vaudejs. I terreni che quei contadini coltivavano appartenevano al vizir di Scutari e quando si formò la Dri-nassa, nel 1858, case e terreni furono devastati dalle acque tanto da costringerli a disboscare e mettere a cultura le terre di Ashta. Come risulta chiaramente dall’ itinerario del Coronelli la strada da Alessio a Scutari, dopo Stajka, passava poco prima del predetto cimitero musulmano un ruscello su un ponte di pietra (segnato sulla carta) crollato una cinquantina d’anni fa e non più riparato, attraversava l’abitato di Dardha e di Kryekrapi (oggi letto della Drinassa) e puntava sulla cosiddetta moschea di Piombo; valicato il Kiri si arrivava a Ajasma, il primo quartiere di Scutari, poi a Tabaki e allo odierno Bazar per il colle tra il Castello e le colline di Tepe dove si trovavano gli han e alberghi. Catasto veneziano.