LIBRO OTTAVO. 455 rà per tutti i fecoli infame, perche 1’ afpetrod’ogni calamità 1630 v¡ fi vide hórridamente con tutti gli eccedi, che a’ vincitori fuggerivano la crudeltà , e la licenza. La Città, per moki ¡„„„¡u anni crefciuta nell'otio, e nodrita nelle delitie , divenne fpet-racolo di deploranda miferia ¿ rapiti i Fanciulli, e le Vergi- c°,n*a!' ni j fpogliate le chiefe , faccheggiate le Cafe ; ferro, e fuoco per tutto, ad ogni paifo apparendo cumuli di cadaveri, e d’armi, torrenti di fangue, e di lagrime. Haveva no i Duchi in lunga quiete raccolte cofe pretiofe con tanta pompa , che , profuli in odentatione i Thefori, pareva al prefente , che /<»«%- il luflo non fervilfe, che a’funerali della Fortuna. Il Palaz- ^"e'IPa' zo fù manomelfo, e per tutto fi trovarono tante rarità, & opulenze, che il valor della preda fuperò la memoria di qua* "di lunque altro facco. Fù tuttavia brevemente goduto, perche th,J,T0 • Dio, giudo fu perdite a tutti , debellò ben predo i vincitori con la contagione , e con acerbidìme morti. E’ publica fa-ma, che Cefare deifo, giuftamente commofso alle notitie di c^ìw/-ciò, che vi fù d" efecrando commelfo , de teda ile le cagioni, non che gli edotti di così tragico evento ; e eh’ Eleonora Imperatrice deplorafle con lagrime amare 1’ eccidio della Patria , c le calamità della Cafa Paterna ; molti predicendo, che nel fangue di Mantova dovefle naufragar la Fortuna de gli Au-driaci. Ritiratoli, come s’ è detto , in Porto il Duca con mol-ta confufione, appena entrato, vide per ultima linea del tra- 2/redimento darli fuoco alle munitioni ¿ onde convenne accor- mento vien dar’il giorno feguente la refa con parti, che il prefidio della República liberamente partifse. Egli, & il Figlio, la Nuora , accordar» i piccioli Nipoti, e 1’ Etrc , da due compagnie d’ Alemanni a Cavallo feortati, andarono nel Fcrrarefe a trattenerli a Me- paru»i^fi lara j c fù il Duca ivi pure fovvenuto dalla República con da- Ofidio nari, per fodenerfi. Principe, doppiamente infelice, perche all acerbità della Fortuna, che lo fcacciava da gli Stati, s aggiungeva la cenfura del Mondo, che gli aferi veva qualche .-parte di colpa ; le bene in effetto egli non poteva eiser’ ac- manttnu-culato di altro, fe non che, vedendo il Popolo pieno d’in-fedeltà, era dato Tempre coll’ animo ingombrato da gravi ti- Mc¿,f,na mori, che gli caufavano in tutto irrefolutioni, diffidenze, e fiacchezze. Non mancò la fama di placitar molti de’ fudditi F f 4 del