442. DELL* HISTORIA VENETA 1630 dotto a condurli a Lione, fé benepochi giorni appretto fi re-fon Tv in ^ di Moriene all’ Efercitn, ad ogni modo aiTalito ZvZ^oa da febre pur’ a Lione fi riportò, dove, contra il gufto di lui ^"c»n nojof* g’unte amendue le Reine, con pretefto di fottrarlo da’ rifchi. a’ quali il Richelieu l’efponeva , tentavano tutto per intepidi. ZZo'Z- re j a danno del Duca di Mantova,. i progreffi dell’ armi, e u due per abbattere il Cardinale dal pollo. I confidenti della Reina Madre vi travagliavano con arti, & il Marchefe di Mirabello ,. Ambafciatore di Spagna , con profluvio d’ oro, quafi fcopertamente formava in Corte partito, nel quale prendeva interptnen- principaliiTimo luogo la flelfa Regnante. Tra quelle borafche ^fdi'pacT* d.’ Armi , e di Corte , il Mazzarini porta progetti di Pace , con-fillendo tutte le premure degli Auilriaci nell; efcluder dall’ Italia i Francefi . Il Cardinale teneva veramente 1’ acquillo di Pinarolo per prediletto : ad ogni modo dalla Reina Madre prelfato con impulfi , anzi con precifi comandi, fi lafciava , per facilitar la quiete, indurre a reilituirlo, efprimendo a’media* tori, che aggiullate l’altre conditioni, non reilerebbe la Pa» ce per caufa di Pinarolo (turbata. Ma non potendoli depo-f.ni* de ncre da’ Savojardi la diffidenza dell’ Armi Francefi , nè dallo ne iujfw* Spinola la fperanza di conquiilare Cafale, cadde anco quella ' volta il maneggio. Nel Mantovano le feorrerie della campagna,, gl’ incendii de’luoghi, gl’incontri delle militie paffava-d’ofnMan- no per indifferenti fucceiti. Peggio era, che la pelle da’ quar-\0cv“JaJ'‘r tieri Alemanni penetrata nella Città , devaflava ogni cofa ; tonugio.. onde quante militie vi s’introducevano da’ Venetiani, nello Stato de’ quali il male andava pure ferpendo , non fervivano che a riempiere i fepolchri. Nondimeno non fi tralafciavano i foccorfi, tanto più neceifarii, quanto che internamente prendeva gran forza un peggior’ inimico ,. eh’ era l’alienatione de’ n>n men Popoli dal Duca, e l’inclinatione della Nobiltà verfo Cefa- che V tnfe~ 1 • \ r \* • \ deità d^u re ► S aggiungevano alcuni, tanto più perfidi, quanto più co-Abitami, perti, che, fìngendo confidenza, hora trattenevano il Duca con fallì avvili, hora 1’atterrivano con vani timori, rendendoci Mu. 1° ne c°nfigli, e nelle rifolutioni fempre vacillante , Se in-•onoinfi. certo. Tra gli altri peflimi frutti accadde, che da fìnte no-tÌDurl'Z titie ingannato, fpinfe cinquecento fanti di quelli della Re-h^M.iirif Fu^^ca a R°digo, Villaggio aperto, per forprender’ un grof- "Ut. jf0