LIBRO SETTIMO. 433 ta a punire i lufli, e le difolutezze d’Italia . Nel fine dell’anno 162 9 medesimo morì in Venetia Giovanni Cornaro, Doge , carico G d’anni, e di travagli non meno per Publici, che per privati naroj mut~ riguardi, infurtodifgufto trà il Pontefice , e ia República , pe'l Cardinale fuo Figliuolo, Vefcovo di Vicenza, al quale, pro- tria in d.f-moflo da Urbano al Vefcovato di Padova d’ opulentiffima ren- . dita, oliavano le Leggi, altrove mentovate della República. p,rf.k‘v,rJ Per quello il Senato gli negava il temporale poífeíTo, inflan-do al Pontefice, che in altri ne difponeife. Il Cardinale me-defimo lo fupplicava j ma fe n’efeufava Urbano con haverlo /», fuo fì-frettolofamente in Conci (foro propofto. Haverebbe il Corna- gUt°t;mì„aH. ro rinuntiata Ja nuova Chiefa j ma non volendoli ammetter’ dtfdais,. in Roma nè meno tale ripiego , durò la contefa , anco Defonto il Doge, fin tanto, che morto Giovanni Tiepolo, Patriarca at di Venetia, il Senato ( come Jus patronato della República) Giouanni nominò a quella Dignità il Cardinale, approvato parimente dal Pontefice , chealìegnò poi il Vefcovato di Padova a Marc’ tedi Vtnt* Antonio Cornaro, Primicerio di San Marco, e Fratello del '"’«/V*-Cardinale medefimo . Non però quello folo diffidio paifava con ta¿ la Corte di Roma ; perche le Galee de’ Venetiani, a preferva- ^'mUtri, tione del loro Dominio del Mare , havevano arreflati alcuni f™ e‘rat,u Vafcelli de’ Ragufei, che , trafficando in Ancona , tranfitavano per le ra-per I' Adriatico, fenza pagare la ricognitione , confueta ad efi-gerfi da ogni forte di legni. Urbano fe ne doleva pe’I pregiu- sovranità ditio , che al Porto d’ Ancona ne rifultava j ma il Senato non f.’ li relafsò fin’ a tanto, che venuto Bernardo Georgi, Amba- P“e*rj (jf-feiator de’Ragufei, a Venetia a dimandarli per gratia, fi con- „y ritentò liberarli dopo 1’ esborfo della contributione dovuta. Ma perche in adempimento del partito , da’ Coflaguti con gli Alemanni contratto , li portavano per 1^ Sacca di Goro a Ferrara i fermenti, il Senato v’ inviò Barche armat^, e Galee , che fermarono alquanti legni j e col mezzo d’Angelo Contarini, Ca- ,„/ quau valiere, fuo Ambafciatore , replicando con gravi doglienze , rap-prefentò al Pontefice quanto riufcilTe pregiuditiale, che , cambia- ptùhl /e-ti i primi inviti alla Francia, Si alla República d’ affiilere alla ^ZcJ*en.AlZ ^ l # ?nan*io caula di Mantova, & a’comuni configli, alimentaifeagli altrui preveduto danni quell’ efercito, del quale poco prima a fe Hello tanto V^Ó" temeva la vicinanza, e la forza. Sttti• Il Fine del Settimo Libro. H. Nani T.l. E e SOM-