LIBRO PRIMO. 49 fa no, fe bette protetto dal nome, e dall ombra, difefo di sì gran Monarchia-, e d'ogni Tre fidio fi fpoglierìt il Piemonte > Al più debole tocca di cautelar fi dal più potente; e fe nella, propria difefa, e nella protettione de fudditi, la legge, e 1 obhgo del Principato fa tutti uguali, perche ha da predominare la fola fortuna > Se la Spagna meco può guadagnar quefto punto, fìaremo noi Principi Italiani a di lei piedi in avvenire, ò temendo il cafiigo, ò implorando il perdono, fen^ altra gloria, che di non effer’ ad arbitrio de Juoi Mi-niflri, ò debellati coll' armi, ò ne' trattati delufi. Una Pace incauta ci ha portato a tal fegno ; una più vile obbedienza ci degraderà dal comando. Tali erano le doglianze di Carlo, che col Governatore minacciante, con la Francia fofpctta, con lo Stato aperto, e con due Figli in poter de gli Spagnuoli ; animofamente però fi proteftava di morire armato, non meno, che di viver da Principe. Subintrava in molti il compatimento, infinuato anche dal proprio timore , e interefse allo fdegno primiero, contra le immature mofle di lui concepito. La Reggente di Francia, per far’ apparire un’ ombra della fua autorità , efpedì finalmente il Marchefe di Courè, Ambafciatore a’ Principi Italiani : ma Carlo, fapendo che non portava, che uffitii, e premure, accioche s’accompliile il Matrimonio, e il difarmo ; quando il Marchefe arrivò in Piemonte, fi portò a Nizza, prefo prctefto da alcune emotioni per gravezze, trà quei Popoli inforte ; onde 1’ altro, attefolo per più giorni, e feoperto il motivo, vedendoli prima delufo, che accolto, fi fpinfe a Milano. I Miniftri Spagnuoli abborrivano, non oftante le confidenze apparenti trà quelle Corone. d’haver’ in Italia per Compagno, ò pér Scontro un Francefe, attenti oltre modo, che non folo l’autorità, ma il Nome di quella Monarchia, non fi rifvegliaiTe in quefta Provincia; onde dichia-rogh il Governatore, per ripiego di non ammetterlo, e in-ipC r non. ^ifguftarlo, c’ha vendo il Duca di Mantova, coll efpedire in Spagna Miniftro, trasferito a Madrid la fede di tal negotiato, ivi, e non altrove haveva da maneggiarli . Dunque 1 Ambafciatore , portatoli a Ferdinando, per non moftrarfi inutile affatto, oltre generali uffitii, e conforti H. riani T, L D l’efor- 1614 1 chefifottra-bt da Coltri , fptdito dalla Tutina di Francia a’Principi d'Italia . ni a non am- mtffo dal Gevernatof di Alila»$ .