cittadini » (è il titolo di una sua raccolta di racconti umoristici) e questa sarà la sua salvezza di scrittore. Nè f edin nè Sionirnskij hanno detto- ancora una parola definitiva sull’indirizzo della loro arte, ma giova rilevare che a Dostojevskij si richiama Costantino Fedin, che nel suo principale romanzo Le città e gli anni, si attiene al principio della favola enunciato nel programma dei fratelli di Serapione e in un certo senso si diverte a imbrogliar le cose cominciando il romanzo dalla fine ed esponendo i vari episodi così intrecciati fra loro, che solo e lettura completa il filo può essere ritrovato e seguito: e a Tolstoj si richiama Slonimskij. sia nel contenuto che nella forma dal suo- romanzo I Lavroo, la cui figura centrale ha oggi forse un’importanza storicosociale maggiore del suo valore di realizzazione artistica. « I miei inizi furono con i « Serapionidi », dice della propria attività letteraria Nikitin. E come Fedin. anch’egli alla sua origine di « serapionide » deve l’elaborazione dei suoi racconti, il cui intreccio è spesso complicato fino all’inverosimile. Sembra quasi impossibile che si possa raccontare con tanto sangue freddo, e con così accentuata assenza di commozione gli episodi di guerra civile che questo ancor giovane scrittore ha preso ad argomento dei suoi racconti. C’è nel volume intitolato Pietre un caratteristico episodio della guerra in Carelia. I bianchi sono arrivati in un villaggio, costringono i contadini a consegnare il capo- del loro Soviet, lo giustiziano- e fanno eleggere uno Starosta (sul modello vecchio regime); andati via i bianchi e tor-