cusa di tendenziosità. Tuttavia un critico intelligente, il Gorbacev, ha chiamato l’atteggiamento di Pilnjak « molto furbo », mostrando' quanto sia scettico in fondo un riconoscimento della rivoluzione così strettamente legato a una rievocazione del passato che col marxismo non ha e non può aver nulla in comune. Nel romanzo Le macchine e i lupi, l’deologia della contrapposizione è sempre la stessa, ma non invano anche per Pilnjak c’è stata in Russia la Nep e il trionfo della macchina balena già in contrasto con l’esaltazione della primitiva esistenza della Russia contadina del sec. XVII, alla quale la Russia dei primi anni di comuniSmo sembrava essere stata ritrascinata. Ma anche questo passaggio è sospetto alla critica : « Dal suo populismo anarchico e slavianofilo — ha scritto1 il ricordato Gorbaiev — Pilnjak passa al culto della tecnica, della macchina, dell’urbanismo, dello sviluppo- delle forze produttrici, conservando però un atteggiamento indifferente di fronte al problema dei rapporti sociali degli uomini fra loro, quali essi si formano nel risultato di questo- processo-. Non è ancora lo spirito antiproletario degli scritti di Erenburg e di Alessio Tolstoj, ma vi si avvicina ». Lo sviluppo idelogico e letterario di Pilnjak ha dunque disingannato coloro che lo avevano proclamato una delle colonne della rinascita letteraria bolscevica. E’ vero-, è stato- detto, che l’autore ha attentamente osservata e a perfezione studiata l’esistenza della vecchia campagna n sotto gli tsar e all’epoca della guerra civile », ma oltre egli non è * 101 *