si è presentato, direi ufficialmente, nello scorso maggio, a proposito dèlie discussioni avvenute tra i principali rappresentanti della critica tolstoiana in avversari campi teorici : Birjuko-v, Lvov-Roga-cevskij, Gusev, Grossman. II Grossman appunto-cominciava il suo discorso' in modo molto caratteristico : « Alla domanda, che cosa per me è accettabile in Tolstoj, io rispondo: Tutto Tolstoj ». È logico che una simile affermazione dovesse trovar resistenza nei circoli soviettisti, per i quali, anche nel caso- Tolstoj, la parola d'ordine è quella di Lenin che faceva un taglio netto tra l’artista e l'apostolo sociale. Accettar tutto Tolstoj — (la principale argomentazione è questa) \—■ Vuol dire ammettere anche Tolstoj che nega ogni rivoluzione e quindi la rivoluzione proletaria, Tolstoj che nega ogni forma di governo e quindi anche il governo soviettista,, e così via. Quale dunque l'atteggiamento del mondo soviettista? La domanda fu originalmente capovolta da un altro partecipante alla disputa, il marxista Fri-ce' : « quale avrebbe potuto e dovuto essere l’atteggiamento di Tolstoj di fronte a questo' mondo? »■ La risposta, non sarebbe necessario dirlo-, ma nella Russia soviettista si è insistiti nel dirlo, sarebbe stata negativa. Non hanno perciò torto quelli fra i critici soviettisti che dichiarano che la dottrina di Tolstoj dev’essere rifiutata tutta, senza alcuna riserva. Le riserve c’è tuttavia chi le fa : c’è chi distingue gli elementi rivoluzionari da quelli reazionari che sono in essa,, con un eclettismo pericoloso-che potrebbe essere adoperato- con la stessa even- * 148 *