« Esenin ha avuto dalla natura quel dono dell’antichissimo canto, nato sulle rive dei tranquilli fiumi nebbiosi nel verde mormorio dei boschi, nella distesa delle steppe, dono dell’anima slava, so-gnatrice, spensierata, misterioramente agitata dalle voci della natura. Egli venne a baciare la vacca, a sentir col cuore lo scricchiolar dell’avena. Più profondo, più profondo, o falci dei versi ! Spargi su me foglie di viburna, o cespuglio del sole!... Egli si perde completamente nella natura, nella viva bellezza dalle molte voci della terra... Oggi sono innamorato di questa sera, è vicino al cuore il pendio giallo-dorato. Il vento - fanciullo ha sollevato fino alle spalle la veste della betulla. Se Esenin fosse vissuto trecento anni fa, avrebbe composto trecento magnifici canti, avrebbe pianto le lacrime gioiose, come linfa primaverile, dell’anima commossa, avrebbe generato figlie e figli e avrebbe acceso il fuoco della sera sulla soglia dei suoi giorni terreni; in un eremitaggio boschivo si sarebbe dato in silenzio alla dolce mite malinconia. Mia il destino lo ha fatto nascere ai nostri giorni, ed egli abita a Mosca, in anni di satanica tentazione, di prestigiatorismo metafisico, tra gelate pozzanghere di sangue e di cadaveri in putrefazione, tra i grammofoni che urlano sulle piazze maledizioni, tra i pidocchi, i cavoli marci e le febbricitanti fantasie delle città in cemento armato e l’elettrificazione del globo terrestre ». 3 - E Lo Gatto : Letteratura soviettista. * 33 *