Se si riesaminano le raccolte degli scrittori russi dei primi anni della rivoluzione, accanto a quelle degli scrittori che seguirono alla Nep (la Nuova politica economica) — e per quanto incomplete queste raccolte pur dànno linee ed idee generali sufficienti — viene fatto di pensare che l’aggettivo di « miracolose » adoperato dal Leinev per le trasformazioni subite dalla letteratura in questi anni, non è poi tanto esagerato in bocca adì un critico soviettista, ansioso della sorte della stessa letteratura nei confronti della rivoluzione. La differenza è veramente enorme : son due periodi nettamente distinti, il primo prevalentemente negativo, corrispondente all’èra rivoluzionaria propriamente detta, l’epoca della distruzione spietata del passato; l’altro positivo, in cui, con sforzi inauditi di indipendenza, sebbene inevitabilmente sui detriti di quel passato rinnegato, si ricostruisce, o si cerca di ricostruire-Allo scoppio della rivoluzione fu il futurismo che riportò la vittoria come letteratura rivoluzionaria. Ma in realtà non pochi e non piccoli dovettero essere i suoi adattamenti per assumere il carattere ufficiale di arte rivoluzionaria proletaria, che in fondo era nelle sue origini un’arte di piccola aristocrazia. Grande vantaggio ebbe il futurismo nei primi tempi dal fatto che abituato* alle discussioni * 3 *