oggi come una interessante pagina di letteratura e di storia russa. Se noti e stranoti erano ormai i tipi di misantropi o solitari dell’ « intellighencija » russa d'anteguerra, studiati e descritti dalla maggior parte degli scrittori « borghesi », assai meno lo erano quelli delle classi povere e diseredate, se si presemele dalla pittura attraente dei romantici vagabondi gorkiani. Capygin non cercava degli eroi nei miserabili ambienti in cui aveva trascorsa la sua vita, ma riusciva a risvegliare, con una psicologia semplice e precisa, un senso di simpatia reale per i suoi diseredati. A questo primo libro si riallaccia abbastanza evidentemente tutta l’ulteriore attività di Capygin, nonostante che* dalla pittura della campagna egli ad un certo momento' sia passato a quella del più misero proletariato e infine ai grandi quadri del romanzo storico nella ricostruzione dell’epoca di Stjenka Razin. La campagna, e più precisamente il « nord esotico j) è alla base dèi migliori racconti di Capygin. Su questo sfondo, che ha qualche cosa in comune con le descrizioni etnografiche che furono un tempo di moda in Russia, si muovono uomini vivi e realli, il cui aspetto esteriore sembra descritto' proprio in modo tale dia mostrar quel che nasconde. In uno dei racconti, un vecchio bagnino sembra enunciare il procedimento di Capygin in queste poche paiole : « Li capisco' bene io gli uomini, io, bagnino che ne ho lavati d’ogni specie. Se guardi a lungo la pelle d’un uomo vedi anche che anima ha ». L’anima, che Capygin ha vista negli uomini di cui ha osservato a lungo la pelle è un’anima mdi- * 73 *