proprio a quell’intuito del ¡colore che spinse lo scrittore quand’era giovane, prima che verso la letteratura, verso la pittura. Non sempre però questa evidenza è raggiunta, che là dove lo scrittore cerca di conservare i limiti della cronaca, si perde in una precisione (fotografica che non persuade perchè vuol persuadere troppo. Lo* stesso si deve dire di quei punti in cui egli cade nell’idealizzazione del suo eroe principale che, qualunque possano essere le giustificazioni storiche della sua rivolta, non cessò per questo di essere, se non quel mostro umano che dipinse lo storico Kostomarov, certo un uomo violento e crudele, e se ebbe dei tratti di generosità verso i suoi compagni, ai quali com’è noto* distribuiva le ricchezze conquistate, trovò in questa generosità il suo più ampio tornaconto. Quando Stjen\a Razin fu pubblicato non mancarono tentativi anche nella critica russa di iniziare una discussione sul valore e il significato dei romanzo storico. Fortunatamente essa non si è sviluppata, risparmiando al lettore ed anche allo storico della letteratura la noia dei soliti luoghi comuni sull’argomento. Le linee generali della realtà storica sono certamente rispettate nel romanzo di Capygin, al quale si può però egualmente rimproverare, secondo il punto di vista, e un eccesso di fedeltà e un’insufficiente documentazione. L’importanza del suo romanzo è ida cercare piuttosto nel fatto stesso del ritorno ad una forma di narrazione che per la nuova letteratura sembrava superata. Non è senza significato anche il fatto che esso è apparso quasi contemporaneamente ad * 78 *