creatura, che non poteva neppure immaginarsi la vita senza di lui è travoltai invece da questo1 torrente di vita e non solo vive, ma ritrova l’amore nel figlio dello stesso morto. Durante i funerali del vecchio*, che era un militare d’alto grado, il sole brilla allegramente e i soldati che accompagnano la salma — sia per la forza della giovinezza che è in loro, sia pel godimento che dà il sole, marciano allegri e arditi mentre stalloni e giumente saltano qua e là nitrendo appassionatamente. È questo forse il migliore tra questi racconti di Lidin senza un soggetto preciso sul fondo piccolo-borghese contemporaneo. Ma è possibile ricavare da questi quadri e motivi diversi una linea ideologica caratteristica dello scrittore? Sebbene a me sembri difficile, tuttavia alcuni punti fermi son da segnalare, in quanto che si presentano evidenti nelle due opere principali dello scrittore : e cioè prima di tutto l’idea che la vita acquista valore solo sulla base del lavoro e dell’amore, ideologia invero molto vaga e generale. che non riesce a dare unità artistica ai quattro racconti in cui è esposta e che l’autore ha chiamato « romanzo- » sotto' il titolo di Vanno le navi; e in secondo luogo l’idea che la città eserciti sugli spiriti deboli e incerti un’azione corrompitrice mentre dalla vita provinciale discende un’influenza sana e vivificatrice; idea che messa a base di molti racconti diventa addirittura ideologia nel romanzo >1 rinnegato. Ma forse più giusto sarebbe fermarsi a quella specie di enunciazione ideologica che lo scrittore mette in bocca ad uno dei suoi personaggi nell’ultimo dei racconti di Vanno le navi: « Centi- * 133 *