La figura di A. Mosso Xxxi lì questo romanzo e questo dramma occuparono in un indefettibile ardore gli ultimi anni di Angelo Mosso. Pareva che quella passione veemente reggesse le forze declinanti dell’ uomo che era costretto talora a farsi sostenere sotto le ascelle per accostarsi agli scavi. Il libro che egli ne scrisse, e che fu il primo libro che recasse al pubblico europeo la notizia delle meraviglie note fino allora solo ai dotti, ha, tra la descrizione di uno scavo e la discussione di un frammento, accenni descrittivi di una precisione realistica e di una poesia fantastica, rare anche nei libri dei letterati : questo fisiologo sapeva nella sua prosa, umile, disadorna, bonaria, evocare il senso dell’intimità poetica negato alle megalomanie verbali di certi verseggiatori anche grandi. Kgli è che era mosso da una passione sincera e non da libidine letteraria; che sentiva la poesia della bellezza e della storia con cuore e con spirito commossi e non con aridità cerebrale ; che si era fatto sacerdote del vero e non di se stesso e della propria fama. Ritornato da Creta; rappresentato nel suo libro il quadro di quell’antichissima civiltà, con osservazioni proprie, spesso nuove, cute e ingegnose; si rivolse a cercare nella terra italiana le icce dell’antica civiltà mediterranea. Per tre anni, infaticabilmente, •■va continuato le esplorazioni e gli scavi nella Sicilia e nell'Italia imdionale. Aveva passato in rassegna i monumenti megalitici di erra d’Otranto, ne aveva scoperto di nuovi ; aveva dissepolto e rugato la necropoli neolitica del Pulo, presso Molletta, talvolta ìccompagnato dalla figliuola, talvolta solo con un fido aiutante. E •n quelle campagne aveva affrontato allora disagi aspri anche ad un giovane, vivendo lungi da ogni sede, in luoghi quasi barbari, ma stoico, sereno e felice. Perchè nulla gli era ormai più caro di quei fragili cocci, di quei cranii frantumati, di quei bronzi corrosi di cui aveva stipato la sua casa. Il risultato di quelle ricerche egli espose nel secondo volume della sua Preistoria. In queste sue Origini della civiltà mediterranea illustrò la tesi che per opera di tanti studiosi oggi trionfa, per la quale l'antica dottrina fondata sulla filologia, di una civiltà europea recata da un favoloso popolo ario dagli altipiani dell’Asia all’Europea, è stata abbattuta. Nel suo pensiero un terzo volume doveva seguire ed era: Gli Italiani dall’età della pietra alle prime colonie elleniche. La morte gli ha tolto di compiere la sua ultima fatica. Da sette •inni il male che lo ha spento aveva gravemente ferito la sua vitalità: ma egli aveva sopportato con fortezza antica le torture. A qualcheduno che non gli nascondeva la pietà pel suo stato, dicono rispondesse: « Perchè compiangermi? Io debbo ringraziare la fortuna: mi sono alzato da un’umile nascita fin dove volevo giungere: ho compiuto studi non indegni; il male poteva togliermi l’uso