4 II. FASCINO DELLA PREISTORIA evidenti della sua dimora, tornai quest’anno (1909) per continuare le ricerche. Incominciati gli scavi sopra le caverne del Pulo, nei campi della parte opposta dove avevo lavorato l’anno prima, feci «lue trincee di saggio, lunghe cinquanta metri ciascuna, senza trovar nulla. Messomi a scavare più in là, verso Mezzogiorno, scoprii finalmente la necropoli, e vennero già in luce quarantanove tombe neolitiche. Gli scheletri sono accoccolati e hanno intorno i loro vasi colle armi di pietra in mano. Sono tombe identiche a quelle che trovaronsi nell’ Egitto dal Delta del Nilo fino alla Nubia. Solo in nove eranvi gli scheletri intatti; le altre erano state aperte nei lavori agricoli e da quelli che cercano tesori, e contenevano solo frammenti di vasi, di coltelli di pietra e di ossa umane. Qui ne presento una vuota col ritratto della mia figliuola, che volle seguirmi in questa spedizione. ■ III. La teoria delle emigrazioni. G. Do Mortillet ’), uno dei fondatori della paletnologia, ammetteva due invasioni venute daU’Oriente : quella che portò la civiltà neolitica e l’altra che portò i metalli. Malgrado sia questo uno dei problemi più controversi nello sviluppo della preistoria, lo ricordo fino dal principio per dare un accenno al lettore, onde egli eserciti la sua critica sui fatti che esporrò, non essendo ancor possibile una decisione assoluta. La causa di questa incertezza si collega con una lacuna molto • più grave, che comprende il periodo paleolitico, il quale fu il più lungo della preistoria. La disgrazia è che non conosciamo l’origine dell'uomo ed occorreranno molti anni (forse secoli) di lavoro assiduo e fortunato prima che i geologi e gli studiosi della paleontologia e dell'archeologia possano darci un quadro soddisfacente dell’uomo primitivo che non conobbe la ceramica. Sulle falde orientali del gran Sasso d’Italia, nella valle della Vibrata e sul promontorio del Monte Gargano, ho visitato quest'anno le caverne e i fondi delle capanne dove vissero gli uomini dell’età paleolitica, e in questa parte d’Italia abbondano le grosse armi di selce scheggiate rozzamente, che sono identiche *) G. Un Mortillet, Formation de la nation française, p. 31C.