La religione italica 273 Questi brevi cenni bastano per dimostrare che a Creta e in Grecia, già nell’età micenea eravi l’usanza delle stipi sacre e delle armi infrante in onore della divinità. Perchè si infrangessero le armi e gli oggetti delle stipi non lo sappiamo, ma è probabile che si sacrificasse un oggetto prezioso per ottenere in compenso una grazia, e per ciò il dovere di renderlo inservibile. Forse questi dolii, o le cisti, stavano aperte ed esposte al pubblico, come i tesori che si conservano nelle cattedrali cattoliche. È l'anima della folla che viene eccitata alla sottomissione coll’esempio. Fig. 175. — Bipenne di bronzo trovata a Micene; rotta intenzionalmente. V. La religione italica. Nella religione romana i vasi per uso sacro non erano fatti col tornio: il fuoco delle Vestali doveva riaccendersi, se spento, col fregare due pezzi di legno; nei trattati di alleanza, letto il testo, essa veniva suggellata coll’uccisione di un porco mediante un coltello di pietra che si custodiva nel tempio di Giove Fere-trio ; il ferro era escluso dagli oggetti che servivano al culto, e adoperavasi solo il bronzo: nel pons sublicius che attraversava il Tevere non dovevano esservi chiodi di metallo per connettere le travi. Questi accenni bastano per stabilire le relazioni coll’età neolitica; ma non indicano se l’influsso venne dal Nord o dal Sud. Il culto degli alberi, che tiene un posto eminente nella religione romana, e il ficus ruminalis hanno un significato decisivo per il vato 1,70% di piombo in questa bipenne costituisce una proporzione troppo forte per credere che si trovasse naturalmente nel rame: è un’aggiunta fatta di proposito. Forse trattandosi di un’arme destinata ad un uso sacro, i fonditori ricorsero all’espediente di aggiungere per economia il piombo invece dello stagno. A. Mosso. Le origini della civiltà mediterranea. 35