Capitolo Ventesimoprimo. L’agricoltura e le foreste alla fine dell’età neolitica. I. Le torbiere. I laghi del Piemonte e della Lombardia una volta erano più numerosi e più larghi. Tutti si formarono nell’epoca glaciale, e sono circondati dalle antiche morene. I più piccoli vennero colmati dalle piante acquatiche; i maggiori si restrinsero; le giuncaie ed altre piante invasero le sponde e, sovrapponendo ogni anno uno strato di vegetazione, formarono le torbiere, dove tro-varonsi le vestigia degli uomini che vissero nelle prealpi dall’età neolitica al principio di quella del bronzo. La paletnologia italiana è nata con una memoria di Bartolomeo Gastaldil) sulle torbiere, e le più belle scoperte si fecero nella torbiera di Mercurago, poco distante da Arona. Gli alberi caduti sulle sponde dei laghi, dove formavasi la torbiera, vennero avvolti dalle piante acquatiche che li seppellirono sotto le radici, le foglie ed i fusti di innumerevoli generazioni. Le piante si conservarono inalterate, cosi che si possono riconoscere; ed alcuni pedali hanno 50 cm. di diametro. Sono la betulla, il pino, il noce, la quercia, l’alno, ecc., e furono trovati intatti, cosi che erano riconoscibili la scorza, le foglie, i frutti. Negli strati profondi di alcune torbiere si rivide l’humus e la superficie dei campi quali erano coltivati nell’età neolitica. Vennero pure in luce le abitazioni che erano sulle palafitte simili a quelle che ora trovansi ancora in uso presso alcuni popoli. B. Gastaldi, Nuovi cenni sugli oggetti di alta antichità trovati nelle torbiere e nelle marniere dell’Italia. Torino, 1862.