Le bipenni 241 III. Le accette piatte. Negli scavi di Troja non si trovarono scuri, nè Iancie col cartoccio, eccettuata la sesta città che corrisponde alla Troja della leggenda cantata dai poeti omerici. Siccome dobbiamo ammettere che la seconda città di Troja esistesse già nella prima epoca minoica, è utile in questo studio delle armi di fare dei raffronti con l’isola di Creta, e notare quali siano le differenze tra i duo paesi bagnati entrambi dall’ Egeo. A Troja non eranvi spade : invece abbondano le ascie piatte, le quali fino ad ora non si trovarono in Creta. Nel tesoro della seconda città se ne trovarono 14 di bronzo. Le analisi fatte fare dallo Schliemann mostrarono che alcune sono di una lega povera ed altre di una lega più ricca di stagno1). Risulta che le accette piatte della seconda città tro-jana, quantunque identiche per la forma, e forse poco diverse di età, hanno una composizione chimica che varia da 3 ad 8% di stagno. Ciò mostra che non sempre la forma delle accette corrisponde alla composizione chimica del metallo. Schliemann, meravigliatosi di non aver trovato alcun strumento da lavoro negli scavi di Troja2), accolse la spiegazione del Dòrpfeld, che gli operai non abitassero nell’Acropoli, ma in altri luoghi dove non furono fatti gli scavi. Credo che parecchie accette che Schliemann descrisse come armi di combattimento (Streitaexte) siano invece scalpelli. IV. Le bipenni. Ho fatto l’analisi della grande bipenne fig. 156 che fu trovata a Sitia (nella figura laterale è rappresentata di profilo a metà grandezza); analizzata risultò essere di rame quasi puro. Una bipenne di Haghia Triada, della quale mi fu mandato il campione, che per la forma rassomiglia alla figura 156, contiene il 18 % di stagno, che è una quantità eccessiva, perchè, oltre 1’ 11 % di J) Schliemann, lliog, p. 532; Troja, p. 113. 2f lbidp. 106. A. Mosso, Le origini della civiltà mediterranea. 31