LA FIGURA DI A. MOSSO. A sessantanni. Angelo Mosso, illustre per clamorose scoperte nel meccanismo vitale, salutato dagli studiosi come sommo fisiologo, acclamato dagli stranieri quale uno degli scienziati italiani più degni di onore, senatore del Regno, maestro verso cui si volgeva reverente uno stuolo di discepoli, scrittore noto anche ai profani quale volgarizzatore geniale di difficili veri, fu tratto dai suoi studi di antropologia a considerare i risultati eli certi nuovi scavi nel Foro romano. Più di uno scienziato di ugual fama avrebbe dato uno sguardo curioso a quei frutti di un'altra disciplina, e sarebbe ritornato alla quiete del suo studio, alla pace di un riposo meritato, alle dolcezze d’una fama mondiale. Angelo Mosso, già vecchio d'anni e più per le torture di un terribile male, non esitò. Lasciò la fisiologia in cui aveva raccolti allori invidiati, lasciò il suo laboratorio, gli agi, il riposo, gli onori, e si gettò con l’ardore di un giovine ai nuovi studi: non badò a viaggi, a disagi, a dure fatiche : a sessantanni si improvvisò archeologo. Questa forza di volontà, questa giovanile freschezza di spirito, questo ardore di ricerca dipingono l'uomo e spiegano le sue vittorie. In questa nostra Italia in cui l'agilità di spirito e la versatilità geniale degli uomini del Rinascimento si è così snaturata da forzarci a cercare in altre razze quel carattere per cui fummo gloriosi, egli fu singolare. Fra tanto sussiego togato di scienziati rinchiusi in una torre d’avorio, paurosi di aprire ai profani un lembo Pel loro mondo, dispettosi d’ogni diffusione del sapere, fra tante fame accademiche, ambì di non essere accademico: fra tanti giovini decrepiti, seppe essere un vecchio eternamente giovine. Poteva riposare all’ombra della sua fama consacrata dalle pubblicazioni scientifiche negli annali delle accademie : si converse in scrittore di libri pel gran pubblico; sfidò noncurante i sorrisi e le censure dei colleghi e si fece volgarizzatore: sacrificò ogni termi-