jcXXlt ANGELO MOSSO della mente : me l’ha lasciata libera. Non posso lagnarmi della vita ». E quando i medici gli ordinarono un clima più mite, ed egli ne trasse profitto per le sue campagne archeologiche, soleva dire che era quasi grato al male che gli offriva il modo di dedicarsi a studi nuovi e affascinanti. Durante l’ultimo progressivo crescere delle sofferenze, nell’agonia, la sua mente non conobbe riposo. Gli strazi del corpo Io inducevano ad analisi di se stesso e del sistema nervoso di cui si era tanto occupato in altri tempi. Parlava come se dovesse ancora istituire esperienze, risalendo dalla propria sofferenza ad idee generali di indagine scientifica. Pochi giorni prima della fine si diceva contehto di morire. La sua serena filosofia e la sua stoica fortezza non si smentirono fino all’estremo della sua nobile vita di studioso, quasi che durante le lunghe ore trascorse presso le rovine dei palazzi minoici tli Pesto e di Cnosso, quando sotto quella meravigliosa limpidità del cielo dell’Eliade, sedeva in attesa presso le buche degli scavi, leggendo qualche canto dell’<9-ilissea, guardando al tramonto tingersi di inverosimile viola il monte Ida, culla di Giove, pensando al flutto di quelle antichissime civiltà scomparse, meditando l’anima oscura di quegli antichi umani, sentendo « come un canto misterioso della terra e del tempo, che si irradiava dalle rovine e diffondeva una melodia severa », qualche cosa della divina serenità dell’anima greca fosse penetrata nella sua anima. E la morte è stata per lui veramente la greca Eutanasìa; la morte pietosa; la liberatrice. Enrico Thovez.