Miniera preistorica di rame a Chrysocamino presso Gournià in Creta 231 di colore rosso cupo, quasi rugginoso all’estèrno; neri e come vetrificati nell’interno, con superficie irregolare e leggermente spugnosa. In questi pezzi-di crogiuolo appaiono evidenti le traccio dell’altissima temperatura cui furono sottoposti, che fuse l’argilla. Le aperture di questi crogiuoli hanno il diametro di 20 mm. e sono disposte irregolarmente. Esse sono cosi grandi, perchè funzionavano come una graticola sulla quale mettevansl i pezzi del minerale per fonderlo. In alcuni fori si trovano in posto pezzi di scoria metallica. Il dott. Hazzidaki mi spedi altri due pezzi di scorie trovati nella caverna, i quali, analizzati, mostrano che sono realmente i residui della fusione di minerale ramifero: sono pesanti ed hanno un color scuro nerastro. Analizzate le scorie, qualitativamente si riconobbe in esse la presenza del rame e del ferro. I campioni della roccia presa nelle pareti della caverna sono di breccia calcarea e dolomitica, ma non ricevetti esemplari che contenessero minerale ramifero. Questo non reca sorpresa, perché successe la stessa cosa nelle miniere celebri del Monte Sinai, dove, come riferisce Berthelot, non vi è più traccia del materiale che servi por tanti secoli all’estrazione del rame, cominciando dal tempo dei primi Faraoni. Per infrangere il minerale adoperavansi probabilmente bipenni simili a quella trovata da Miss Boyd a Gournià, la quale vedesi col N. 965 A nella figura 159, che è lo strumento di rame più logoro che sia venuto fuori dagli scavi di Creta. Perchè tanto qui, quanto al Monte SinaiJ), il metodo di estrazione era di ridurre in piccoli pezzi il minerale ramifero, lo si metteva sui forni di argilla dei, i; i. i)E Morgan, L’àge de la piet re et les métaux (Recherches sur les origine» de l’Égypte, 1906, p. 217). Fig. 145. — Pezzo di crogiuolo trovato a Chrysocamino in Creta (metà grandezza).