Capitolo Settimo. Le donne grasse e steatopige. I. Età neolitica. Nel Museo Egiziano di Torino vi sono cinque idoli femminili comperati a Luxor dal prof. Ernesto Schiaparelli : provenendo essi da uno scavo clandestino, non sappiamo come vennero in luce. Solo pei caratteri loro, non potendosi confondere con figure che appartengano al periodo storico, il prof. Schiaparelli è convinto che tali statuette sono anteriori alla prima dinastia dei Faraoni. Alcune per il grande sviluppo delle coscie e delle natiche rassomigliano all’idolo neolitico di Phaestos. Le ho già descritte in una precedente memoria*); qui ne presento una (fig. 67 A B), poco più piccola del vero, per mostrare fino a quale semplicità giungesse la stilizzazione delle figure femminili destinate al culto. È di argilla mal cotta, annerita in alcune parti. Sul monte di Venere furono segnati i peli con punti incisi: nella testa è appena accennato il naso. Presento la figura di fronte e di fianco donde appare la sua estrema semplicità. Il corpo è atrofizzato ; le braccia, il torace, le gambe e la testa furono sacrificate per dare evidenza alla parte generativa del bacino. Il sentimento religioso fu concentrato in questa imagine scevro da ogni tendenza erotica; l’idea della maternità fu espressa in modo pietoso e commovente. 1) A. Mosso, Memorie della E. Accademia delle Scienze di Torino, tomo LVIU, maggio 1907.