Le bipenni votive sul Continente 89 Credo inutile raccogliere altri documenti por dimostrare elio l’ascia fosse già nell’epoca neolitica il simbolo della divinità. Quanto ho esposto è sufficiente per conoscere l’estensione e la uniformità dei concetti religiosi nell’età della pietra. Ma non posso tacere altri documenti suggestivi che legano la civiltà egiziana alla religione mediterranea. A Nagada si trovarono dal Petrie1) piccolo accette di pietra che potevano portarsi al collo. Appena compare la scrittura, l’ascia è presa come simbolo sacro ed incisa come imagine della divinità sui monumenti più antichi dell’Egittoa). Riproduco alcune accette incise, od in rilievo, che copiai dai monumenti funebri delle prime dinastie (fig. 64), delle quali trovansi gli originali od i calchi nel Museo di Torino. Le credenze religiose che dominarono la cività mediterranea, nella sua formazione, appaiono, per mezzo di questi raffronti, più omogenee che non siano le credenze religiose dell’Europa moderna: è questo un fatto inatteso che prova indirettamente la lunga durata della civiltà primitiva. La religione della donna e il culto dell’ascia sacra formano come una rete che avvolge tutto il mondo preistorico. Anche nella religione romana è penetrato questo simbolo sacro, e l’ascia di Marte nella Regia col suo clangore indicava quando l’ira degli Dei minacciava la città e conveniva placarla per mezzo di sacrifìci espiatorii3). Nel centro dell’Africa si conservano fiorenti le traccio della civiltà neolitica. L’ing. Pietro Gariazzo che visse parecchi anni al Congo mi raccontava che in certi paesi (come a Kassai) non ò possibile fare una buca profonda ed alquanto larga nel terreno, senza trovare accette di pietra bene levigate e taglienti di forma triangolare identiche a quelle neolitiche dei nostri musei. Insieme ai coltelli triangolari di rame simili ai minoici, trovava presso alcune tribù del Congo ancora in uso le ascie votive. Le figg. <>5 e G6 rappresentano due di queste accette che egli ha regalato al Museo di Torino. Sono entrambe di rame decorate con incisioni alla superfìcie. Una (flg. 65) ha il manico ricoperto colla pelle di un serpente, e sull’altra vi sono attorno al manico alcuni giri fatti con una spirale di ferro. L’ing. Gariazzo non sa dire in quale modo s’adoperavano dagli indigeni queste accette, che a lui fu detto erano oggetti sacri: giudicando dalle accette di ferro che egli comperò a Kassai, sarebbe inclinato a ritenerle segni distintivi del comando che portano i capi in alcune regioni del Congo. 1) Petrie, Abydos, II, tav. VII. 2) AmCìi.inau, La Religion egyptienne, pag. 284 e 306. 3) De Sanctis, Storia dei Romani, I, p. 264. A. Mosso, Le origini della civiltà mediterranea. 1'