260 l’età DEL RAME Ut ITALIA ed ha tre fori alla base. Una grossa lama di coltello, di forma ovo-lare, rappresentata nella fig. 171 G, è due terzi più piccola del vero ; alla base arrotondata vi sono i tre perni ribattuti in posto che servivano a fissare il manico. I bordi della lama sono diritti. Le accettine di rame di Piazza del Lupo e di Lecce, quelle che trovaronsi nelle tombe di Remedello, nel Viterbese, e questa fig. 171H, nella tomba del lago Trasimeno, sono tanto piccole, che viene spontanea la domanda di chiederci a cosa servissero. Non possiamo ammettere che siano armi votive, perchè si trovarono presso lo scheletro, e dobbiamo supporre che fossero d’uso personale. Come arma di offesa non servono, perchè sono troppo piccole e leggero ; si dovrebbe ammettere che siano utensili, e guardando la penna bene conservata, non vi sarebbe difficoltà ammettere che tali accettine servissero per lavorare il legno : certo non servirono per tagliare la pietra, chè altrimenti il taglio non sarebbe conservato. Piuttosto che affermare che queste accettine siano utensili della bottega di un falegname, si è inclinati ad ammettere, insieme al Colini ed altri, che tali piccole accette siano semplicemente un distintivo ed un segno di autorità e di comando. La rassomiglianza strettissima che passa fra le tombe di Remedello e questa del lago Trasimeno, prova che vi fu uri periodo al finire dell’età della pietra, nel quale l’alta Italia e l’Italia centrale si trovavano nelle stesse condizioni di coltura; questa uniformità è cosa importante che dobbiamo stabilire chiaramente per conosèere quali fossero le condizioni della civiltà nella penisola e nelle isole al finire dell’età della pietra. La collezione privata del mio amico Giuseppe Bellucci, professore nell’Università di Perugia, contiene settantadue accette piatte di rame. Questo materiale preistorico, che fu da lui raccolto nel campo ristretto di alcune provincie deH’Etruria e finitime, cioè nei paesi che stanno intorno a Perugia, lungo l’Appennino fino ad Aquila ed Ascoli, per una lunghezza di meno che cento chilometri, può darci grossolanamente un’idea della ricchezza delle accette di rame. Se tante accette si salvarono dalla distruzione di parecchi millennii, fino dal tempo che erano rifusi gli oggetti di rame per trasformarli in bronzo, possiamo immaginare quanto sia stato incomparabilmente maggiore il loro numero dal finire dell’età neolitica fino a quella del bronzo in questa regione. È questo un argomento per affermare (colla dovuta circospezione) che l’età del rame deve essere durata certamente parecchi secoli. L’abbondanza degli oggetti di rame nell’Etruria ci fa comprendere che nell’età della pietra questi paesi dovevano essere ricchi per procurarsi una cosi grande quantità di metallo, e che era densa la popolazione.