LIBRO DUODECIMO. 739 al Rè , e con la voce del Marchefe di Grana , ilio Ambasciato- 1643 re, non deliberò di romper’il velo, e (coprire gli arcani. All’ hora tutti prefero il Segno, & anco le perfone più vili . o con me- iair wtiver-moriali, ò con publiche voci Sollecitavano il Rè a Scacciar’ il Miniftro, & ad affumer’ in fe fteffo il governo. Egli, maravi- Mirfidi gliandofi d’ haver’ ignorato fin’ ad hora le caufe delle difgratie , foprafatto al lume di tante notitie, che gli fi Svelavano tutte ad un tratto, vacillò prima tra fe medefimo, apprendendo la mole del governo, e dubitando, che contra il favorito s’ adoperaifero le fraudi folite delle Corti j ma in fine al con-SenSo di tutti non potendo refiftere , gli ordinò un giorno im- chs /’ allon -proviSamente , di ritirarli a Loeches. L’eSeguì prontamente tanef,'gu,nd»-i’Olivares con intrepidezza, uScendo SconoSciuto di Corte ìoeej/r\f°n per timore del Popolo, che, Se Suole perSeguitare i favoriti, pronuba , mentre rifplendono nel pollo della grafia, e della grandezza , molto più tenta di calpeftarli, quando Sono dalla fortuna abbattuti. A tale riSolutione tutti applauderono con eccetto di gioja . I Grandi, prima allontanati , & oppreffi, aumenta* concorSero a Servir’ il Rè, & a rendere più maeftoSa la Cor- J* te ; & i Popoli offerivano a gara gente, e danari , animati [pudoreai-dalla fama, che il Rè voleffe attumere la cura del governo\ “„7ampi» fin’ad hora negletta. Ma, ò fiancandoli al pefo, ò nuovo a ‘¿'pffif gli affari, e con più nuovi Miniftri nel tedio de’ negotii, e vicino ìi nelle difficultà di varii accidenti, ricadeva inSenfibilmente nel a priftino affetto verSo il Conte Duca, Se tutta la Corte non ri\uraere ne-fi fotte oppofta con uniforme SuSurro, anzi Se lo fteflo Oli- %lfn' vares non havette precipitate le Sue Speranze ; perche, volen- f* ”cn cl° 1 »1- | r ' r r re r 1 • totalmente do con publicare alcune lcritture eipurgarii, orrele molti a r Mattona tal Segno, che il Rè Stimò meglio d’allontanarlo ancora più, l‘fuedif‘cl' e confinarlo a Toro. Ivi , non avvezzo alla quiete, anno- perlequali jatofi, com’è Solito de’grand’ingegni, terminò di meftitia “f/tllj! più brevemente i fuoi giorni. Egli veramente poffedè grandiffi- * lunsf • me parti di vivacità di Spirito, e d’attentione a gli affari $ fiZlKÌì. ma, ò corrotte dalla violenza, che ne’ configli traSporrava fpeffo a gli eftremi, ò defraudate dalla Fortuna, che Sempre 1 Grani, gli attraverfava i difegni . Non fi lafciò mai contaminare da gli ftranieri 5 ma gli s’imputava, che colf adulatione, ò «Ae ■ col iilentio tradiffe alle volte il fervitio Reale. ESercitò A a a 2 così