60 Le abbreviazioni non sono molte e le più numerose sono quelle che 8’ incontrano, di solito, nei codici di materia religiosa. Ne elenchiamo alcune fra le più caratteristiche: vir, v = virgo, virginia; rar = martyr; corìf = confessor; ant, .a". = antiphona; epyptm = epyphaniam; off^'= ofiìcium; .ox. = oratio, oremus; nocí = nocturnus; ves^m = vesperumj^p = pro; p = per; p = pre; m = modo; e = est; i = in; n = nisi; ^ = qui; qt^ = quod; tc = tune; h' = hic; ñ = non; ñc = nunc; c[ñ = quando; ,ppm = proprium; nr = noster; orma = omnia; aTa = anima; mgr = magister; omí = omelia; vTg = vigilia; ppTi = populi;noKcü = nobiscum; ima = misericordia; usq; = usque; at = alius;P — con ; = respondit. Sono comuni le formule sillabiche: ti, ur, runt (dicit, dicitur discerunt). Notiamo ancora ^seguenti abbreviazioni anche fra le parole: c = cir ; p = pri ; t = tri ; t = ter ; v = ver ; c = cer. La desinenza dei verbi della seconda e della terza coniugazione all’ infinito è segnata con una lineetta fratta che indica una r : le gè" = legere; pone* = ponere. Con la medesima lineetta fratta è indicata spesso anche la r in mezzo alla parola: scolaib; = scolaribus; quata = quarta; pndium = praudium; gduaf = graduales. La desinenza del genitivo plurale orum oltre che col solito segno a forma di quattro è indicato anche interamente con l’abbreviazione della sola m (c. Ir temporum). La abbreviazione della m finale, oltre che essere segnata con la solita lineetta, è segnata con una specie di tre arabo 3 che si prolunga sotto (c. Ir temporum, c. 6r dictam). Il segno di abbreviazione generale è una lineetta brevissima tanto marcata, che sembra un grosso punto allungato. La congiunzione et è indicata col segno tironiano y il quale indica talvolta anche 1’ et finale nella terza persona singolare dei verbi (c. 6r debet). Per il dottongo ae è sempre usata la sola e.