56 Sono usati il punto e il punto e virgola come segni di semplice interpunzione, senza avere un valore specifico; nell’interrogazione è adoperato il segno che ancora noi usiamo. Il codice appartiene alla Chiesa di Monselice e con ogni probabilità venne scritto colà alla fine del 1100, o per uso della Chiesa stessa, o di qualche convento. L’inchiostro infatti che quivi si usava era uguale a quello col quale fu scritto il nostro codice: inchiostro scuro con fondo oro. Infatti le numerose carte redatte in Monselice intorno al 1200 (:) sono scritte col medesimo inchiostro, il quale poi non si osserva in nessun’ altra carta padovana dello stesso tempo. La regolarità e la pesantezza della scrittura del nostro codice, la identità delle abbreviazioni, quantunque qui più comuni, dimostrano una relazione non certo lontana con Isidoro. Non solo questo, ma anche i fregi che si osservano nelle iniziali e che riflettono una influenza ottomana dimostrano le tendenze artistiche di quel tempo dominanti in Padova. Il contenuto poi ci conferma la tesi. Il codice è un « Passionano » e fra le numerose « Vitae sanctorum » a c. 192r c’ è la « Passio beate iustine », e a c. 242r v’ è la « Vita sancti prosdo-cimi episcopi ». Si sa bene che questi sono santi padovani. Non parliamo degli altri due quaderni che si trovano alla fine perchè scritti in tempo posteriore a quello che ci interessa. “ Or dinar iris saec. XIII - JEcclesiae JPaduanae,, della Biblioteca Capitolare di Padova Scipione Dondi Dall’Orologio che ha parlato di questo codice senza interessarsi di esso dal punto di vista paleografico volle porlo nella seconda metà del XII secolo e proprio tra il 1261 ed il 1263 (2). Noi non possiamo concordare con l’illustre storico pensando che il codice sia stato scritto trent’ anni prima e cioè non prima del 1235 nè dopo il 1240. Non prima poiché in esso sono ricordate le feste per i Santi Francesco (c. 140v), Antonio (129v), Domenico (c. 134r), (1) Osserviamo paticolarmente le carte del notaio Carimbaldino (Museo Civico di Padova, Archivio Corona, Capitolo di Monselice B. 31, N. 25 ecc.) e dal notaio Perberellus (ivi, N. 37 ecc.) che redavano atti in Monselice intorno al 1200. (2) Dondi Dall’ Orologio, Dissertazione sopra li riti, discipline, costumanze della Chiesa di Padova fino al secolo XIV0, Padova 1816 p. 3.