85 esattamente al contenuto del codice. Il manoscritto proviene dal Monastero diS. Giustina, come ci avverte la nota: «Liber monasterii S. Iustinae de Padua », scritta sul margine inferiore dell’ultima carta da mano del secolo XV dopo aver cancellato parte della nota originale, scritta dallo stesso amanuense. La scrittura è veramente calligrafica e mostra perfezionati tutti i caratteri della scrittura germogliata sotto l’influenza bolognese presso la chiesa padovana. È un po’ pesante, ma elegante; le lettere sono tracciate con grande regolarità e si può dire raggiunta quella che è la forma geometrica della scrittura gotica, in cui la pagina riesce una graziosa decorazione. Le iniziali e le maiuscole sono simili a quelle dell’ Ordinario già studiato. Le grandi iniziali hanno quei brevi giuochi di penna che riscontriamo particolarmente nelle iniziali del codice di Admont, scritto da Ugerio notaio padovano. Accanto al corpo delle iniziali decorrono leggeri filetti che si rompono spesso per fare un breve semicerchio a zig-zag, a forma di merletto. I colori usati sono sempre il rosso e 1’ azzurro. La lettera che segue l’iniziale è sempre maiuscola e come tutte le altre maiuscole porta un’ asta rossa accanto a quella d’inchiostro che determina la lettera. In principio di ogni libro vi è l’indice dei capitoli, i quali son indicati progressivamente con un numero romano in rosso che porta un punto alla destra. Negli indici la scrittura è più piccola e le abbreviazioni sono più spesse. Ne rileviamo alcune: ho = homo; ca = causa; gts = gentes; sic = sicut; gnis = generis; psit = possit; bnficiu = benefìcium; mti = menti; c — cum, ecc.. Talvolta la e finale, rappresentante il dittongo ae, porta una leggerissima cediglia che si riduce ad un semplice filetto e sembra fatta più per ornamento che per necessità. In complesso questo è uno dei codici più accurati del periodo che consideriamo e dall’ insieme dei suoi elementi, completamente gotici, possiamo giudicarlo del principio del secondo quarto del secolo XIII.