76 Codice Cl. III. N 30 (2741) della Biblioteca Nazionale di Venezia Codice membranaceo, mm. 257 X 180, di cc. 161 recentemente numerate, divise in 20 quaderni. Ciascun foglio è scritto su d’ una colonna (mm. 181 X 115) di righe 23 tracciate a inchiostro seppia con fondo oro, come quello della scrittura. La legatura è nuova in assicelle coperte di tela con dorso di pergamena su cui è impresso a lettere d’oro il titolo: «Sermones in epistolas missarum». Incipit: «Dicite pusillanim.es confortamini et nolit timere». Explicit: «Attende quod non facere debeas nec vacet apud te quod largitus sit deus». La scrittura è di due mani: Ia cc. lr-16v. Scrittura accurata e un po’ pesante a lettere ampie. Si notano la t curva come una c e la g con 1’ occhiello inferiore molto angoloso. IIa cc. 17r-161v. Scrittura meno calligrafica, leggermente inclinata a sinistra; l’uncino superiore della a è molto sviluppato; la curva della h si prolunga sotto il rigo e talvolta la lineetta a sinistra dell’ asta, in alto, si accentua assai (c. 44r habuit) ; le lettere lunghe si aprono sopra leggermente a forchetta; s’incontra qualche particolare abbreviazione : cc = contra (cc. 17r, 46T, 1241); 0 = contra; s" = sunt; ìTq = itaque. Si notano spesso le abbreviazioni per parolette sopra le lettere: adgss® = adgressus (c. 46v); ^seqenfi’= persequentur (c. 107r). In tutto il codice vi mancano le rubriche e le iniziali, per le quali P amanuense lasciò lo spazio in bianco al principio d’ ogni sermone. Le maiuscole sono o derivate dall’ onciale o minuscole ingrandite, come quelle che si trovano nell’ Ordinario della Chiesa padovana. Non vi è dubbio che questo codice, quantunque sia pervenuto alla Marciana dal Monastero di S. Bartolomeo di Vicenza come dice una nota a c. Ir: «Iste liber est S. Bartholomai de Vicetia», non sia di origine padovana. Poiché il carattere generale della scrittura pesante e squadrata, la identità delle abbreviazioni usate nei codici padovani, l’inchiostro seppia a fondo oro e la pergamena grossa e assai scura al rovescio lo fanno ritenere scritto in Padova al principio del secolo XIII.