44 di Gerusalemme, che appare nella parte superiore, è sostenuta da una costruzione architettonica basata su quattro colonne. Gli Apostoli che siedono innanzi, tengono in mano un rotolo: la dottrina di Cristo, che S. Pietro sta spiegando. Migliore è la scena dell’Assunzione (c. 50v). Nella parte inferiore v’ è il corpo della Vergine sostenuto da S. Pietro e da un altro Apostolo; in alto 1’ Assunzione è rappresentata dal Salvatore in atto di portare la Vergine. Questa iconografia è comune nella scuola nordica ricordata e la scena osservata è simile a quella a c. 161v dell’ Evangeliario di Enrico II (3). È notevole, nella parte superiore della scena miniata da Isidoro, il timpano rosso con fregi a fogliame sostenuto da due colonne, sopra il quale stanno due pavoni che risaltano sul cielo stellato. L’ ultima scena a c. 60v rappresenta, giustamente come 1’ ha interpretata il Katterback, la festa di più Martiri (2), anziché la strage degli innocenti come aveva pensato il Venturi (3). La scena è divisa in due parti : in quella superiore v’ è un imperatore seduto che con la destra tiene lo scettro e con la sinistra indica l’Agnello posto su d’ una colonna e trapassato da una spada. Accanto all’ imperatore stanno alcuni soldati. Nella parte inferiore numerosi soldati con lunghe spade uccidono dei Martiri. Sopra il carcere si scorge S. Lorenzo posto a bruciare su di una graticola. Tutte le scene sono su fondo oro. I colori usati son sempre gli stessi per le vesti, per le case e per gli oggetti : verde e celeste chiaro, rosso e violetto scuro, rosso mattone e viola chiaro e giallastro. Isidoro ha una tavolozza poverissima, non sa fondere i colori. Le pieghe delle vesti sono fatte o con lo stesso colore più forte o con un altro colore ; così sulla veste rosa di S. Giuseppe a c. 87v s’incontrano le pieghe rosse. In generale i manti sono ornati con fiori bianchi stilizzati ed hanno i bordi orlati di punti pure bianchi. Questo fare risente lo stile bizantino. Nel complesso le miniature sono molto calligrafiche e si conosce bene anche da ciò che 1’ autore era più un perito calligrafo che un valente miniatore. Perciò egli riesce meglio nelle iniziali che nei grandi quadri. (1) Leindinger, op. cit., tav. 33. (2) Katterback, op. cit., pag. 15. (3) Venturi, Storia dell’ Arte Italiana, volume III pag. 424.