10 sono far fede le belle feste celebrate nel 1208 e nel 1224 (x) e le parole di Federico II dette, secondo il Rolandino, ad Ezzelino che gli cavalcava accanto nel solenne ingresso in Padova il 7 gennaio 1239: « Se numquam vidisse citra vel etiam ultra mare nec in aliqua parte mundi sic comuniter gentem egregiam bonis moribus adeo insi-gnitam, sic utque curialem vel providam usquequaque » (2). Fin dal principio del 1200 Padova doveva avere uno studio generale favorito appunto dalle buone condizioni economiche. E per farsi sempre più grande e ricca cercava di attirare a sè gli studenti stranieri. Non è improbabile che la breve Università vicentina (3) non abbia potuto sussistere appunto per una pressione che faceva Padova su studenti e maestri che erano colà. Osserviamo infatti che alla fine di quella università (1209) (4) troviamo in Padova elementi sufficienti per stabilire che in questa città c’ era uno studio generale. Già da lungo tempo c’ erano la scuola di legge e la scuola di notariato che di solito era accanto ad una di lettere (6), la quale in Padova esisteva anche secondo la testimonianza di Alberto Magno (6), e doveva pur esserci la scuola di teologia (7). al Patriarca e questi avrebbe acquistato in Padova il terreno per fabbricarvi sopra a sue spese « duodecim palacia», ciascuno del costo non inferiore a mille lire, entro tre podesterie cominciando subito e che sarebbero restati poi in proprietà del Comune. (Statuti Carraresi del comune di Padova, Bibliot. Civ. di Padova ms. B. P. 1237, cc. 298v-299r) A causa dello incendio del 1175 Padova doveva essere povera di alloggi e a ciò forse influiva anche lo sviluppo della Università Padovana che in questo tempo doveva essere già sorta (cfr. So-ranzo, Sull’ anno di fondazione dell' Università di Padova in Boll, del Museo Civ. di Padova n. v. a. I (XVIII) 1915 n. 4. (1) Annales patavini, loco it, pag. 220 e 459. (2) Rolandini patavini Cronica, loco cit. pag. 63. (3) Maurizio, Cronica dominorum Eccelini et Alberici fratrum de Romano (aa. 1183-1237) in RR. II. SS. a cura di G. Soranzo, t. Vili pag. 10. (4) Ibid. (5) Gaudenzi, Sulla cronologia delle opere dei dettatori bolognesi cit. pag. 85. (6) Scriptores ordinis predicatorum (Parigi, 1719) t. I pag. 162-63. (Albertus Magnus). Ivi sono citati i passi nei quali Alberto Magno accenna alla sua dimora in Padova e in Venezia (De natura locorum Trattat. 3, cap. II; De minera-libus lib. 3, tratt. 3, cap. I; Meteoricum lib. 3, tratt. 2, cap. 12) e nei quali ricorda Padova come città «in qua multo tempore viguit studium litterarum». È probabile eh’ egli stesso giovanetto avesse studiato a Padova e a lui forse si allude con le parole « Frater quidam, famae eximae et excellentis status et Padue studerei...» ivi pag. 162. (7) Brotto-Zonta, La facoltà teologica dell’ Università di Padova parte I, Padova 1922, pag. 1-10.