59 Ha in principio due fogli pergamenacei di guardia con note più tarde (!). La legatura è in pelle marrone scuro. È ricco di iniziali rosse e azzurre con semplici ornamenti a penna, di colore azzurro se il corpo dell’ iniziale è rosso, di colore rosso se il corpo dell’ iniziale è azzurro. Gli ornamenti consistono in due o tre fdetti che si prolungano in giù con qualche curva a zig-zag, e con qualche cerchietto (cc. lv. 2, 4r). Le iniziali, onciali, assai eleganti, sono più grandi in margine e più piccole fra le righe. La scrittura in generale è squadrata, ampia, pesante, con poche lettere addossate anche nelle forme curve. La a ha 1’ uncino superiore molto sviluppato. La c è fatta in tre tratti ben distinti e quello superiore orizzontale si unisce alla lettera seguente se si trova in mezzo alla parola. La d, quasi sempre quella derivata dalla carolina, ha il corpo quasi quadrato. La e ha 1’ occhiello aperto o appena chiuso da un fdetto che poi ingrossandosi si prolunga orizzontalmente a destra. La / ha la sbarra molto pronunciata, ed ha pure assai sviluppato l’uncino superiore che, curvandosi in giù, tocca la lettera che segue. Altrettanto avviene nella s. La g ha 1’ occhiello inferiore chiuso molto ampio. La i porta talvolta una lineetta sopra, specie quando questa serve da accento nelle parole. Due i accanto portano sempre i segni diacritici, ed il secondo i scende sotto il rigo assottigliandosi. La parte curva della h, come pure della b e della p, è molto ampia. La r è quasi sempre derivata dalla carolina con la spalla molto prolungata; talvolta s’incontra anche la r ad uncino. La s finale è per lo più quella gotica derivata dall’ onciale con la parte inferiore molto sviluppata e con una leggera pendenza a sinistra che la fa addossare superiormente alla penultima lettera; spesso acquistando una forma più corsiva si allunga e scende sotto il rigo (c. 105v christus, domenioales). Le aste nelle lettere lunghe hanno all’ estremità superiore un filettino volto a sinistra. (1) Sul recto del secondo foglio si legge: «Ego Ludovicus Zabarella ar-chiepiscopus Patavinus anno a nativitate domini MDLXII mense ianuarii librum hunc perlegi antiquissimum... », e più sotto un’altra nota di Francesco Barbadicus Can. che dice d’ aver letto il libro 1’ anno 1866.