291 Volosca. (11 Novembre 1918) La occupazione di Volosca, avvenuta l’il novembre 1918, venne effettuata dal cacciatorpediniere Sirtori con le modalità risultanti dal seguente rapporto di missione al comandante della divisione navale di stazione in Fiume: <( Nel pomeriggio del giorno 10 novembre 1918, dal vice-ammiraglio Marzolo, comandante in capo a Venezia ho ricevuto l’ordine di recarmi a Volosca all’alba seguente, prendere possesso della città a nome delle nazioni alleate e degli Stati Uniti d’America e consegnarla poi al comandante di un battaglione che sarebbe giunto verso le ore 10 con la r. nave Ferruccio; compiuto ciò recarmi a Fiume a disposizione dell'ammiraglio Rainer. >< In esecuzione dei suddetti ordini ho mollato gli ormeggi di Venezia, ho dato fondo nel porticciuolo di Volosca alle ore 8 dell’11 novembre e subito sono sceso a terra con il plotone da sbarco di bordo al comando del sottotenente di vascello di complemento sig. Giovanni Basile, accompagnato dal capitano di fanteria sig. Gigante, di passaggio a bordo, del quale contavo servirmi eventualmente come interprete per la sua conoscenza della lingua croata. « Occupato il molo che a sud dell’ancoraggio si estende per levante, mi si è presentato l’aiuto del capitano del porto, che mi ha comunicato che il capitano non era venuto in persona perchè ammalato, e mi ha guidato alla Capitaneria posta in una viuzza che sale la collina poco lontano dalla riva. (( Qui mi si è presentato il capitano del porto, alzatosi da letto, che, dichiarandosi di sentimenti italiani, si è messo a mia disposizione ed ha alzato la bandiera italiana. Da lui ho saputo che in paese vi erano un sostituto capitano distrettuale, che è anche capo del locale comitato jugoslavo, un sindaco di carattere debole ed incerto, e un capitano delle guardie di finanza. (( Ho mandato ad invitare questi signori a presentarmisi in Capitaneria, e quando sono giunti ho comunicato loro che io ero venuto a prendere possesso della città, in nome dell'Italia, delle Nazioni alleate e degli Stati Uniti d’America, e li ho invitati a mantenere dapertutto la calma. « Il sostituto capitano distrettuale mi ha chiesto di recarmi a ripetere ciò al comitato jugoslavo che in quel momento era riunito; gli ho risposto che non avevo nulla da dire in particolare al suddetto comitato, ma che fra breve avrei ripetuto