f? ! 34 « In caso di attacco nemico si ritiri a levante della Bojana. Procuri che gli uomini armati del paese (se sarà sicuro di essi) si pongano ai suoi ordini per la difesa del paese, se l’attacco nemico fosse di poche forze, e proteggano la ritirata del suo plotone se attaccato da forze soverchianti. Il comandante le forze da sbarco capitano di fregata G. Menicanti ». Trieste. (3 Novembre 1918) In questa città, cui erano rivolte le speranze e le aspirazioni di tutti gli italiani e la cui unione alla madre patria aveva costituito quasi la ragione della nostra entrata in guerra, più che una occupazione militare, fu uno sbarco trionfale delle nostre truppe di terra e di mare. Fin dal 30 ottobre 1918, Trieste aveva proclamato la sua italianità, affidando il potere cittadino ad un comitato provvisorio, che la sera del 31 inviava al comando della piazza marittima di Venezia il seguente radiotelegramma: « Comitato salute pubblica Trieste vista la gravissima situazione in città intende mandare mattina venerdì 1° novembre una torpediniera del consiglio nazionale jugoslavo per parlamentare con Flotta Intesa. Preghiamo venirci incontro fuori Caorle ». Ottenutane l’autorizzazione, la torpediniera austriaca TB 3, inalberate le bandiere italiana e croata, partiva da Trieste il mattino del 1° novembre ed, arrivata all’altezza di Caorle, veniva incontrata da una squadriglia di torpediniere italiane, mandate innanzi a ricercarla per scortarla attraverso i campi minati. Alle ore 13,30 i parlamentari triestini giungevano nell’arsenale veneziano e venivano ricevuti dal vice ammiraglio Marzolo, comandante in capo della piazza marittima, al quale esponevano le precarie condizioni della città, chiedendo l’immediato intervento delle forze italiane.