154 della traversa che mena al Foro, mentre gli slavi in testa continuano a procedere verso l’Arsenale, dagli italiani parte un grido unanime: al municipio! « Tutti vogliono che dal luogo, pur profanato dallo straniero, donde sempre fu affermata l’italianità della loro terra, sia dato il primo augurale saluto ai soldati della Patria che primi hanno redento Pola. « Il centro del corteo cambia bruscamente direzione e si immette nella stretta strada avanzando lentamente ed a stento nella calca di popolo. Nella piazza del Foro illuminata, pavesata di bandiere e di emblemi italiani, il corteo sosta. Il comandante Aiello è portato, più che condotto, nella sala consiliare; gli sono rivolte parole di saluto alle quali risponde ringraziando. Disceso dal municipio, il comandante Aiello cerca di guidare la massa compatta di cittadini e di soldati verso le caserme. E’ impossibile. Il popolo vuole che l’antica Porta Aurea sia riconosciuta dai marinai d’Italia venuti a liberarlo dal giogo straniero. Il cancello che recinge la Porta Aurea è abbattuto; cittadini e marinai, stretti e pigiati, imboccano la via Sergia e passano trionfalmente sotto il vetusto arco fra deliranti acclamazioni all’Italia. <( Frattanto il corteo slavo sopraggiunge. Cerca di riprendere la testa della formazione e vi riesce facendo un lungo giro; tenta inutilmente il sopravvento coi suoi inni ed i suoi evviva; ma la folla, con la intuizione propria delle masse popolari, comprende ed offesa considera la falsa ed ipocrita manifestazione jugoslava come una profanazione dei suoi nobili sentimenti. Getta in viso ai passati oppressori camuffati da fratelli, quale supremo oltraggio, i nomi dei martiri : sorgono alte e clamorose grida di « Viva Oberdan », « Viva Battisti », « Abbasso i carnefici di Sauro ». « Poscia, dopo un breve silenzio, intona l’inno di Mameli, che mai è stato cantato in modo tanto commovente e significativo: che cantato insieme da liberati e liberatori, da vecchi, donne, soldati, fanciulle e bambini, fa sentire solenne l’italianità della folla compatta. I croati ne sono colpiti e restano per qualche tempo interdetti per la imponente risposta data dal popolo al loro tentativo di usurpazione. « E’ un momento di vera ebbrezza patriottica : ogni famiglia italiana vuole il suo soldato, ufficiale, sottufficiale, marinaio, poco importa; ma lo vuole tutto suo e cerca di trascinarlo alla propria casa per festeggiarlo più affettuosamente, più intimamente. I bravi ragazzi commossi e quasi storditi si lasciano trasportare non pensando al grave pericolo ed aH’immenso danno che alla nostra causa avrebbe arrecato la loro generosa condiscendenza.