LIBRO UNDECIMO. 625 fi alla Cittadella di Turino, per rinforzarla, e per cavarne 1639 fuori la Duchelfa, che in quella notte appena haveva havuto tempo di falvarvifi mezza fveilita con alcune Dame, e con ta y fahafi qualche Miniilro. Il Leganes, con grandiilìmo fallo pertan- lfa Dueb,f‘ «e profperità entrato in Turino, voleva, che s’efpugnaife la Cittadella; perche, occupatala, come non gli pareva diifici- f*"','1'" le in quella conftitutione di cofe, s’efclude vano jiall’Italia i ibccorii Francefi, e Cafale gli reilava in preda ficura. Ma , perche egli intendeva di prefidiarla con fue militie, i Principi con oppoiìti fini, avanti d’applicarfi all’ oppugnatone , chiefero ficurezza, che quella, e l’altre Piazze acqui ila te fen-za dubbio dal nome , dall’ aura, dalla prefenza loro, più che dall’ armi Spagnuole, foifero confegnate in lor mani. Così la difeordia infinuandofi, s’ arenò la felicità di quell’ armi, quan- *°rdia «/-do pareva, che icorrelfero con migliore Fortuna . Tale (lato lpro^^T di cofe caufava grande apprensione in Italia , dubitandoci, Mproguft. . -rii J 1 • ' 1 intimorì- che tutto in line cedendo a vantaggio del più potente, ìa ta però r grandezza Spagnuola foife per eftenderfi all’ Alpi. I Francefi , valendofi di quello rifleifo, incitavano i Principi Italiani, e defimi non col timore de1 progredì di Spagna , e con le iperanze de’ loro fjfaspa'-foccorfi , a prenderli parte nella cauià de’Savoiardi. Il Ponte- fice dubitando, che tutto tendeife a dividere trà le due Coro- [TJcftlZ ne quello Stato, procurava con ogni forte d’ offitii di riunire i Principi alla Cognata. Nè per la diftrattione verfo il Le- Affìften\e vante erano efenti i Venetiani dall’ inilanze d’amendue le Co- {*' l>r,ne" T • P* * rone. Impercioche il Signore d’Ufsè per la Francia folleci- appiica«-tava, che preilaflero al Duca di Savoja a ili (lenze, e confpi-raderò ne gli oggetti di quella Corona ; anzi, dall’ inilanze paifando alle confiderationi de’ comuni riguardi, e de’ gravi fa i Cogna-pericoli, quafi rimproverava , Che, /'cordati gli antichi inflì- a tuti, per ojfefe private ometteffero il publìco bene. TSLon più uimflro trattar fi alprefente di Vittorio defonto , ma d un pupillo in- J0]17£ la noe ente. Dunque eternamente durare gli odii tra "Principi ? R*pMica mer ìtarfi i ami citi a della Republica da tutti quelli, che ugual- *0!!¡Reamente amano la liberta di quefta Provincia, e che vi ten- r°naf la,. gono gl interefji comuni. Trattar fi horamai della foggettione saloja ! di tutta. I Italia ; e mentre fi temono gì incerti perìcoli dal-a parte de Turchì , rilevar fi ì danni evidenti del giogo H, Kani T,L R r Spa-