76 « Il giorno 6 al mattino mi recai ufficialmente al forte, come capo delle forze militari, ed incominciai l’opera di convinzione per la evacuazione della guarnigione spiegando come avendo io per ordine del Governo d’Italia, preso possesso dell’isola, la loro presenza era divenuta inutile in quel punto e poteva essere meglio utilizzata in altri posti, ad esempio a casa loro, dove l’orda dei loro colleghi dell’esercito in fuga, spianava i paesi e saccheggiava le loro proprietà e forse le loro famiglie. « L’argomento ha prodotto ottimi frutti giungendo alla conclusione, alla accettazione cioè di una spontanea evacuazione e partenza non appena fosse giunto un mezzo di trasporto. <( Tale preparazione e linea di condotta spiega la insistenza della mia richiesta r.t. alla S. V. <( Oltre a ciò, come V. S. può perfettamente immaginare, il forte in efficienza nelle mani degli jugoslavi, con guarnigione di ben 150 persone armate ed addestrate, era argomento di continua apprensione per la popolazione italiana e di sicurezza ed affermazione per la piccolissima minoranza croata, che nel mantenimento di questo nucleo armato, vedeva conservati i suoi sogni di condominio provvisorio italo-jugoslavo e forse di un successivo ritorno della occupazione austriaca. « In effetti la parte croata cominciò a dichiarare che la occupazione italiana avrebbe dovuto aver termine fra qualche giorno, ammise quindi fra qualche mese, giungendo anche a concedere come termine possibile l’anno intero. « In tal senso si espresse anche il parroco, naturalmente croato come tutto il clero di queste isole nostre, clero che, per la sua provenienza, razza, educazione, spirito, asservimento all’Austria ed alle idee jugoslave, rappresenta il maggiore ed immediato pericolo dell’ordine di questi piccoli centri d’italianità e di possesso. (( Infatti, mentre la liturgia si svolge abitualmente in latino, l’orazione, la preghiera, il rosario e la predica ha luogo in croato, e per quanto gli uomini, intuendo chiaramente la inframmettenza pagata di questi mestatori importati, si astengano dalle pratiche del culto, le donne sono religiosissime ed i quotidiani contatti e mescolamenti di lingue non possono che generare incertezza ed infiltramenti nelle coscienze. « Chi prega in lingua viva non può esimersi di sentire influenza nei propri esami di coscienza. « A Lussingrande, ad esempio, il c,apo violento e tenace della rivendicazione e dell’odio jugoslavo è semplicemente un francescano che ha fatto i propri studi a Zagabria, ha prestato servizio nell’esercito austriaco ed ora dirige i gruppi jugoslavi di quel sottocomune, composto per la maggior parte di contadini.