308 A completare le notizie sulla occupazione di Veglia facciamo seguire i brani più importanti del rapporto a S.E. Cagni, comandante in capo di Pola, del tenente di vascello Gino Sabatini, comandante della compagnia inviata da Pola in rinforzo dei nuclei già sbarcati dal Sirtori e dalla torpediniera 3 PN. « Veglia, 16 Novembre 1918. « Secondo le modalità stabilite dal comandante del cacciatorpediniere Sirtori, ieri verso mezzogiorno ebbe luogo la occupazione ufficiale di Veglia. La proclamazione venne fatta dal comandante Mercalli dalla sede del municipio in mezzo ad indicibili acclamazioni ed a profonda commozione. « Gli abitanti del paese (circa 2000) sono nella quasi totalità veramente italiani ed hanno sofferto, per conservare intatto il sentimento della loro nazionalità, stenti e persecuzioni. « Giusta gli ordini ricevuti, inviai un distaccamento di 50 soldati per occupare la grossa borgata di Ponte, centro importante per noi e da sorvegliarsi, perchè manifestamente ostile agli italiani. Vi furono infatti difficoltà per l’insediamento del presidio e dopo lunghe trattative con il comitato nazionale jugoslavo potei ottenere che i militari trovassero alloggio conveniente e su di esso si potesse alzare la nostra bandiera. « Distaccai anche 10 marinai con sottufficiale nella insenatura di Greco Morto per la guardia al cavo telegrafico che unisce l’isola con Cherso, Pisino e Trieste. « Questa mattina ho inviato un plotone di marinai per l’occupazione del paese di Malinska, sulla costa occidentale dell’isola, che è altro centro importante, dove il Governo austro-ungarico aveva organizzato, con barche a motore, una società di pesca. « Dato l’esiguo numero di militari di cui dispongo (194) e l’enorme estensione dell’isola (km.40x20) non ritengo opportuno per ora estendere più oltre la nostra occupazione; ciò potrà essere fatto in seguito con l’invio di altre truppe. (( Veglia era sede di sottoprefettura (capitanato politico) ed il sottoprefetto continuava fino a ieri, per conto dei due comitati nazionali, italiano e jugoslavo, ad amministrare alla meglio il distretto di sua dipendenza. « Il sottoprefetto sig. Ernesto Karlavaris fa parte però anche lui del comitato nazionale jugoslavo (ne è anzi il vice-presidente) ed aveva fatto alzare la bandiera jugoslava sulla sede del capitanato. Ho ordinato di ammainare la bandiera jugoslava ed ho stabilito che il detto comitato si scegliesse altra sede.