173 completo possesso prima che intervengano complicazioni imprevedibili per ora ma possibili da parte degli Alleati. Intanto tutto procede bene ma troppo lentamente per non urtare queste masse che non sono in mano di alcuno. Mi occorrono inoltre vagoni e locomotive per formare 8 treni di almeno 30 vagoni per sfollare dalla piazza polacchi, tedeschi, czechi che sono i più rivoltosi. Qui non ci sono più vagoni nè macchine. In-vierei anche i jugoslavi a Zagabria e le autorità si presterebbero tutte ma occorrono i vagoni. u Chiudo perchè questa parta subito e mi riservo domattina mandare una relazione più completa di ciò che si è fatto stanotte ed oggi — dalle ore 15 la stazione radiotelegrafìca di Pola sarà con il mio personale — con il Saint Bon fu impossibile radiotelegrafare — è questa la ragione del ritardo dei miei primi radio telegrammi. — U. Cagni ». Rapporto di S. E. Cagni del 7 novembre 1918. « Ho avuto una lunga conferenza con il ministro Prica del Governo jugoslavo. Il paese è invaso a nord dai disertori e dagli sbandati deH’esercito del Piave, a sud da quelli dell’esercito d’Albania, ed a sud est da quelli dell’esercito di Macedonia. Ogni giorno le condizioni di sicurezza pubblica diventano più gravi e la Jugoslavia per fare fronte alla terribile invasione non ha nè truppe nè può costituirne con jugoslavi perchè non ha ufficiali, non ha capi ed i soldati non ubbidiscono e vogliono rientrare nelle proprie case. In questo stato di cose S. E. il ministro Prica a nome dei suoi colleghi mi fa presente la necessità di chiudere con un cordono di alleati almeno il tratto Trieste-Villach oppure Trieste-Lubiana-Varardin. Essi cercherebbero di comune accordo con i serbi di difendersi dal sud. Ho promesso al ministro di informare V. E. di questo loro desiderio che naturalmente, qualora fosse in massima da potersi prendere in considerazione, il Governo jugoslavo esporrebbe formalmente. « La Jugoslavia, dopo il sogno del primo istante in cui gli austriaci, con una raffinatezza senza pari, cedevano a loro Pola, la flotta e tutta FIstria per impedire a noi di occuparla, e forse nel pensiero di poterla riprendere ai jugoslavi, si trova ora nell’impotenza di tenere il dono, sente che deve perdere non solo Pola e l’Istria, ma anche la flotta e forse Fiume, mentre ogni loro illusione di libero governo praticamente si sfascia in una vertigine di anarchia. « In tale stato di abbattimento qualunque anche lieve aiuto produrrebbe molto effetto, ed è per questo che ho assunto l’impegno presso i nostri confinanti di esprimere a V. E. il loro desiderio ».