169 Rapporto del 6 novembre 1918, di S. E. il vice ammiraglio Cagni, circa colloquio con l’ammiraglio Metod Koch e con il ministro Dragutin Prica : « Approfitto della restituzione della visita all’ammiraglio Metod Koch per passare alla pratica graduale occupazione della piazza, e pertanto mi accompagnano il capo di stato maggiore, il comandante della r. nave Saint Bon (nave di difesa locale); il comandante Ciano Costanzo, capo ufficio comunicazioni e trasporti; il capitano di vascello Foschini, comandante della difesa; il colonnello medico Cavalli, capo dei servizi sanitari; il colonnello Ferri, capo dei servizi amministrativi; il capitano di corvetta Perricone Ugo, mio segretario. Alla riunione, oltre aH’ammiraglio Metod Koch, assistono il dottor Mirko Vratovic incaricato della parte politica dal comitato jugoslavo di Pola, il capo di stato maggiore, nonché vari capi servizio. <( L’ammiraglio Koch si dichiara pronto a mantenere quanto aveva ormai promesso nell’ultima riunione, circa la consegna progressiva dei forti, del servizio ostruzioni e della stazione r.t., ma tiene a far presente che non potrebbe consentire ad altre concessioni che dovrebbero essere richieste dagli alleati, egli non essendo austriaco, bensì ammiraglio jugoslavo e non responsabile quindi delle condizioni accettate dai dele-. gati austriaci. « Ripeto che io sono il rappresentante degli Alleati a Pola, che non è mio compito di procedere a trattative di alcun genere, le mie funzioni essendo soltanto esecutorie. « L’ammiraglio Koch insiste dicendo che normalmente le trattative sono condotte dalle due parti : nel caso attuale i jugoslavi non figurano di aver preso parte a trattativa alcuna, anzi ignorano quanto da altri è stato deciso circa le loro sorti. « Faccio allora notare all’ammiraglio jugoslavo che gli ordini degli Alleati non mi consentirebbero di protrarre il termine per la completa occupazione della piazza oltre le 48 ore, ma che nonostante ciò, trattandosi di agire con alleati, quali i jugoslavi, rappresentanti di una giovanissima nazione e quindi facile ad essere urtata nella sua suscettibilità, mi ero prefisso di procedere nel mio inalterabile compito con il massimo riguardo procurando di evitare quella rigidità di forme che potesse provocare comprensibili risentimenti. D’altra parte faccio appello al loro buon senso affinchè vogliano ammettere che, essendo io rappresentante di nazione ancora in guerra con la Germania, non posso trascurare di prendere tutte quelle precauzioni che mi debbono garantire da offese nemiche, specialmente in un territorio non ancora completamente sgombrato dal nemico.