Poniamo termine a questo capitolo riportando i due primi interessantissimi rapporti del capitano di fregata Gustavo Vettori, comandante del r. esploratore Riboty, circa l’inizio della sua complessa quanto delicata missione a Spalato. « Spalato, 28 Dicembre 1918. « A Sua Eccellenza il governatore della Dalmazia. « Come avrà particolarmente riferito a V. E. il comandante Bruzzone, sono entrato stamane nel porto di Spalato e mi sono ancorato dinanzi al palazzo del Governo prendendo di poppa una boa che dista pochi metri da terra. Gli attracchi alla banchina sono tutti occupati; d’altra parte l’ormeggio attuale pure essendo assai prossimo a 'terra mi esonera da un rigorosissimo servizio di polizia e non mette l’equipaggio, alquanto eccitato, a diretto contatto con le sentinelle serbe che pattugliano lo scalo. Questo è inoltre tenuto completamente sgombero da cordoni di truppe serbe posti agli sbocchi delle vie che conducono a mare. Mentre mettevo l’ormeggio sulla boa la fitta folla manteneva un rigoroso silenzio. Per tutto il giorno molti curiosi si assieparono, senza alcuna manifestazione ostile, dietro i cordoni militari. Non ho rimarcato alcuna ostentazione di bandiere jugoslave dalle finestre. « Stamani ho compiuto visite di dovere al comando americano e francese, il primo è il lieut-commander George Na-than Barcher, commandig officier dell ’Israel, l’altro è il capitano di fregata Renard, sul Foudre. Il comandante Bruzzone, presente al colloquio avrà riferito a V. E. le sue impressioni. Ho ritenuto opportuno giustificare la mia presenza con la questione di regolare la requisizione del naviglio austro-ungarico. E poiché il comandante francese cominciò subito a sollevare eccezioni dichiarando di ignorare i deliberati recenti (22 dicembre u.s.) di Parigi circa la bandiera interalleata, ecc., ho dichiarato che io non avevo premura di sorta e che avrei atteso a Spalato fino alla definizione della faccenda. « Ho tenuto a far rimarcare che avrei fatto capo al comandante americano (presente al colloquio) come a colui che esercita il comando navale a Spalato, ma che mi sarebbe stata assai gradita la cooperazione del comando francese per deri-mere le difficoltà della requisizione, dato che si doveva agire in nome delle Potenze alleate. « Il comandante francese tenne a dichiararmi, anche a nome del colonnello serbo (che cercherò di vedere domani) che veniva declinata qualsiasi responsabilità su quanto poteva accadere qualora io avessi inviato i miei marinai a terra. Risposi che avrei agito con il tatto necessario e che non era mio compito creare intenzionalmente imbarazzi di sorte.