tutto si conosce l’italiano. La gente scendo a Cattare e di là porta l’influenza italiana. Ma l’Austria combatte: favorisce l’ingresso dell’elemento slavo nella navigazione. Accanto alla marina italiana comincia già a formarsi una marina slava. Gli slavi giungendo alla costa si slanciano alla conquista del mare. Questo è il punto estremo, più impressionante della loro avanzata. Dopo che tutto è stato già slavizzato in Dalmazia, uffici, scuole, ora anche i traffici marini si mettono sotto la veste croata. Vecchi armatori battezzano con nomi croati i loro piroscafi che corrono l’Adriatico. Le più recenti scuole nautiche austriache, di Buccari, Gravosa, Oattaro, hanno già come lingua d’insegnamento il croato. Il programma slavo è vasto: vuol trasformare tutta la marina. Si vaticina una marina che abbia la bandiera rossa con le iniziali A. H. C. (Austria, Hun-garia, Croatia), a Trieste non si vedranno che navi croate. L’Austria non prenderà più navigatori in terre italiane. Un popolo di contadini, certamente, non potrà diventare di un colpo, popolo dì marinari; il tempo però potrà fare dei miracoli. Oggi si può parlare della marina slava ancora più di propositi che di fatti. La navigazione croata non rappresenta un grande pericolo immediato. La “ Ungaro-Croata „ fondata nel 1891 è quasi tutta magiara. Ma vi sono già alcuni piccoli forti nuclei marinari slavi: una società “ Ragusea „ con un capitale di due milioni, serbo-croato, che fa servizi di navigazione costiera fra Trieste e l’Albania, la Compagnia “ Napried „ con dieci piroscafi, la “ Unione „ con capitale raguseo e dei paesi slavi, la solida Compagnia di “ Racic „ che ha sede a Trieste. La più grande società, “ Dalmatia è costituita con collaborazione del capitale italiano e croato. Si annunziò che per iniziativa del capitano croato Gamulin di Felsa, in Dalmazia, si stava costituendo una grande Società, la “ Navigazione libera slava „ con capi-