— 42 — parte dei traffici di Trieste si fannno con l’interno dell’Austria, questa potrebbe boicottare addirittura i traffici triestini con mezzi facili, imponendo cioè dazi proibitivi ed elevando le tariffe ferroviarie alle merci provenienti da Trieste. Ora sta in verità che il traffico ferroviario di Trieste ammonta a merci per il valore di 1473 milioni. Di questi, 1007 milioni rappreseutano il traffico con l’Austria, 540 milioni all’importazione, 467 all’esportazione. Yale a dire che la maggior parte (non la totalità) delle merci che vengono per via di mare vanno nell’ Austria, e di quelle che partono per via di mare viene dal-l’Austria. Ma la conclusione che si vorrebbe trarre da tali premesse, non è tanto facile. Se 1’ Austria non volesse ricorrere al porto di Trieste, dovrebbe valersi per le sue importazioni ed esportazioni, o dei porti dalmati o di Fiume o dei porti germanici. 1° Porti dalmati. — Non sarebbe possibile valersene perchè troppo distanti dall’interno ; le merci sarebbero gravate di spese ingentissime ; per giungere a Zara od a Spalato dovrebbero pagare noli tripli di quelli che ora pagano per giungere a Trieste, alla stessa latitudine dell’ Adriatico. Si tratta di mezzo migliaio di chilometri per ferrovia : la costruzione di una ferrovia litoranea importerebbe una spesa rilevantissima e lunghi anni di lavoro. 2° Fiume. — Dopo un cataclisma politico, sarebbe o un porto ungherese, della Ungheria che nel 1917 sarà economicamente separata dall’Austria, oppure porto jugoslavo, o un porto italiano, come Trieste. Fiume sarebbe in tutti i casi un porto straniero per l’Austria, quindi per essa non vi sarebbe alcuna ragione di preferenza a Trieste diventato italiano. 3° Porti del Nord. — È dimostrato dall’ A. che occorrerebbero ingentissime spese per far giungere all’ Austria interna le merci per le vie del Nord. E poi bisogna considerare che le merci dovrebbero passare per il terri-