mente controllabili e tacciono di cose che si lasciano tacere... Quelle del Rousseau, del Goethe, dell’Alfieri, dell’G-bradovic offrono prove bastanti di ciò. Non ho ancora letto un’autobiografia pienamente sincerai Ammettendo, quindi, anche il valore autobiografico di certi racconti del Lazarevic, bisognerebbe almeno condirlo « cum grano salis... ». S’è detto già, e qui sta lene ripetere, che nella vita pratica di Janko, di Maricic, di Stojan si sono riscontrati dei dati reali accanto a dei fatti fittizi. Questa reciprocità di notizie in una cornice reale obbliga ad ammettere un’altra nella cornice spirituale. Mia qui chi potrebbe fissare i limiti, i punti di contatto, distinguere il vero dal verosimile e dall’immaginoso? Chi può penetrare a fondo nel labirinto spirituale di un uomo, di un artista e scrutarne tutti i ripostigli? È arduo quindi e ingiusto il compito di chi voglia fare una cernita dei sentimenti e delle idee artistiche di Janko e le voglia tutte attribuire alla mente ed al cuore del Lazarevic. Ma anche nel trattamento speciale — e comune a più racconti — di Janko si riscontrano ulteriori segni di incertezza, di incoerenza che tradiscono un atteggiamento elastico, dettato da impressioni occasionali e privo di organicità genuina. Minuzie, ma forse non trascurabili se giovano a provare che il Lazarevic non aveva sempre dinanzi a sè chiaro e lampante il personaggio che andava ideando in più racconti. Ciò che non sarebbe successo se avesse voluto dipingere se stesso con « rara sincerità ». Ecco, per esempio, il patriottismo tradizionale di Maricic che diventa cinismo in Werther- Ecco la misogenia alla fine di « Werther » che si trasmuta in follia d’amore e più tardi in un buon matrimonio. E si noti bene che alla fine di « Werther » è detto espressa-mente che Janko per tutta la vita non volle più sapere di donne. Fra tante oscillazioni di Janko risulta, quindi, doppiamente diffìcile il volere fissare categoricamente la vera figura retrospettiva, l’anima di chi in lui si cela e giuoca. Non basta! Janko di Werther, che siffattamente incarna con « rara sincerità e verità » l’autore, è, come si è dimo- * 109 *