— Ma non vedi, caro, che stavo scherzando? Devi sapere che io... Prese dal tavolo un bicchier di vino e lo vuotò d’un fiato: — Devi sapere che... a me... a me non sarebbe stato grave il dover morire!... Io sapevo, sapevo insomma, perdio... Versa! E ne bevemmo un tantino. Tanto che nessuno di noi s’accorse ohe Vidak s’era appoggiato sul braccio ancora leso ! E si che noi ritenevamo nostro dovere di stare attenti ai ciò ! » (i). E anche quando- qualche elemento negativo nell’arte sta per prendere il sopravvento, c’è sempre un piccolo espediente che solleva la situazione. Ecco-, per esempio, la scena banale in cui Vidak dichiara il fratello comproprietario di tutto. Essai realmente corre pericolo di spiacere e degenerare, ma c’è quel prete — « che beve vino come se lo versasse in un otre » e paria con voce stentorea come se fosse « lontano ad un tiro di schioppo » —. (2) che desta tanta ilarità da distrarti e farti dimenticare le deficenze. In generale in questo racconto il complesso crepita or qua or là, ma ci sono delle piccole scene di grande effetto che si sovrappongono e dominano a lungo. C’è poi l’autore che con, la siua presenza e la sua diretta partecipazione al fatto smorza certe stonature e rende le impressioni belle più fresche, più immediate, più durevoli. Tale è il Lazarevic in tutti i suoi racconti. Il suo « Egli sa tutto » fu premiato dall’Accademia serba di Belgrado e pubblicato a parte in un’edizione speciale della stessa Accademia (3). * * * Ad onta di tutte le cure mediche, di tutti i più disperati tentativi compiuti da parenti ed amici, si venne all’ineluttabile. La forza fisica del Lazarevic veniva meno ed egli conscio del proprio destino aspettava calmo e sereno il gran mo- ti) On zna sve, ibid. pag. 146-147. (2) On zna sve, ibid. pag. 151. (3) Laza K. Lazareviò On zna sve, Belgrado, 1890, Izdanja poiebna Kralj. Akademije. * 90 *